ARCHIVIO ASTRONEWS: ottobre 2010

 

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30 APRILE 2010:
Notizie e curiosità dalla Luna

Due curiosità relative al nostro satellite sono recentemente salite agli onori delle cronache spaziali. La prima riguarda il ritrovamento, su immagini ottenute tramite il Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA, di un riflettore laser smarrito quasi 40 anni fa sulla superficie del nostro satellite, nel corso della missione sovietica Luna 17, che aveva trasportato il Lunokhod 1, un rover destinato all'analisi di rocce e polveri.
La missione iniziò il 17 novembre 1970 e proseguì fino al 14 settembre 1971, quando si persero definitivamente i contatti. Il riflettore ora ritrovato (immagine di sinistra) ci mostra la zona in cui, molto probabilmente, cessarono le operazioni.
La seconda curiosità riguarda l'individuazione in una ristretta regione equatoriale della Luna di una mini magnetosfera, una sorta di bolla magnetica che protegge la superficie dalle venefiche radiazioni solari. La scoperta è decisamente interessante e si cercherà quanto prima di stabilire se ne esistono altre, che ampiezza hanno e soprattutto qual è la loro durata, quindi se sono strutture magnetiche stabili su lunghi periodi.
In caso di futuri sbarchi umani potrebbe essere conveniente scendere proprio in siti protetti da simili bolle magnetiche, e anche eventuali insediamenti permanenti potrebbero trarre giovamento da quel particolare scudo. L'unico inconveniente che sembrerebbe esserci risiede nella ridotta efficienza di ricarica dei dispositivi a energia solare.

 

 
27 APRILE 2010:
Il presidente americano Obama vuole l'uomo su Marte  nel 2030

Obama rilancia l’agenda della NASA, spazio ai privati nelle orbite basse

“La questione per noi è se questo sia l’inizio o la fine di qualcosa. Io preferisco credere che sia l’inizio”: è solo uno dei passaggi del discorso tenuto ieri dal presidente Usa Barack Obama al Kennedy Space Center della NASA in Florida, ma rende bene il sapore di tutto il resto. Il Panel Augustine, reso pubblico a novembre dello scorso anno, aveva analizzato e messo in fila uno per uno tutti i nodi problematici dei progetti in cantiere e chiedeva alla politica di fare delle scelte. Adesso le scelte sono arrivate. Con delle scadenze precise. La più altisonante, quella che ha suggerito il titolo ai giornali di mezzo mondo, resta sicuramente  l’immagine dell’uomo su Marte.

Obama ha detto chiaramente che l’esplorazione umana dello Spazio profondo è l’obbiettivo più importante e che il pianeta rosso verrà raggiunto negli anni Trenta di questo secolo. Il razzo capace di arrivare fin lassù sarà progettato nei prossimi cinque anni, mentre dal 2015 si comincerà a svilupparlo e costruirlo. Nel frattempo si lavorerà al successore dello Shuttle e verranno avviate una serie di partership strutturali coi privati per tutti i trasporti, inclusi quelli umani, nelle orbite basse. Proprio per questo verrà avviata e conclusa entro il 2012 una complessa ristrutturazione di tutto il Kennedy Space Center.

La stop al programma Constellation, che aveva generato negli Stati Uniti infinite polemiche sul futuro della NASA, non significa dunque un ritiro dall’esplorazione umana dello Spazio. Di fatto resta sicuramente escluso dal programma di rilancio della NASA solo il razzo Ares X-1, quello che avrebbe dovuto servire le orbite basse. Mentre il progetto del vettore maggiore (probabilmente assieme allo sviluppo di un propulsore ad energia nucleare) riprenderà sicuramente quota. In termini economici, al budget della NASA si aggiungeranno altri sei miliardi di dollari, di cui 3,1 dedicati proprio alla progettazione del nuovo razzo. Sul piano dell’occupazione, che sta pagando al momento un prezzo molto pesante in Florida (si calcola che il pensionamento dello Shuttle potrebbe costare circa 7mila posti di lavoro) il nuovo programma creerà nel breve termine 2500 nuovi impieghi.

 

 
  24 APRILE 2010:
 Il telescopio spaziale Hubble compie 20 anni

Il telescopio spaziale celebra due decenni di osservazioni del cosmo. La NASA celebra con una nuova, spettacolare immagine

Era il 24 aprile 1990: lo Space Shuttle Discovery “depositava” in orbita l’Hubble Space Telescope. Nel corso dei venti anni successivi, le immagini del cosmo riprese dal telescopio orbitante hanno letteralmente rivoluzionato diversi campi delle scienze astronomiche, dalla planetologia alla cosmologia.

In questi due decenni non sono mancati incidenti di percorso: a cominciare dallo specchio difettoso che durante i primi anni di vita dl telescopio ne comprometteva seriamente le prestazioni, e che ha richiesto l’installazione di ottiche correttive nel corso di diverse “Servicing Missions” (le missioni Shuttle dedicate alla manutenzione del telescopio). Fino all’ultima missione di riparazione, quella destinata a prolungarne la vita:  prevista, poi rimandata sine die dopo il disastro del Challenger, infine approvata e perfettamente eseguita lo scorso anno.

Ora però il futuro di Hubble è assicurato, fino almeno al 2014, data in cui dovrebbe dargli il cambio il James Webb Space Telescope, che proseguirà nell'infrarosso lo straordinario lavoro di osservazione che Hubble ha svolto nell'ottico.

La NASA celebra ora i venti anni di quello che è forse il suo strumento scientifico più popolare, con una nuova immagine della Carina Nebula (sopra un dettaglio, qui è visibile la versione in grande formato) una porzione di cielo molto studiata perché in essa è particolarmente intensa la nascita di nuove stelle.

 

 
  22 APRILE 2010:
   Finalmente le prime spettacolari immagini della sonda solare SDO

C'era grande attesa per la prima luce del Solar Dynamics Observatory, e dagli annunci diffusi dalla NASA nei giorni scorsi già si capiva che le immagini collezionate nella prima fase operativa erano l'inizio di una piccola rivoluzione. E infatti nella conferenza stampa tenutasi a Washington si è visto qualcosa di veramente nuovo, che ben viene riassunto nella pagina web di presentazione dalla frase: "Attenzione, le immagini che state per vedere potrebbero togliervi il respiro".
Un esempio è quella che qui presentiamo, risalente al 30 marzo scorso, ripresa nell'estremo ultravioletto. Al di là delle dettagliate strutture che evidenzia, la cosa più notevole è il fatto che in una sola ripresa sono presenti contemporaneamente numerose fenomenologie, che prima di SDO potevano essere registrate solo separatamente e al più sommate in fase di elaborazione. Non solo: la risoluzione è elevata come mai prima d'ora, pur inquadrando l'intero soggetto, mentre prima si raggiungevano elevate risoluzioni solo inquadrando di volta in volta piccole aree.
Nessun telescopio solare aveva finora avuto una così elevata dinamica del proprio sensore e una tale risoluzione spaziale, temporale e spettrale. Come giustamente dichiarano i vari responsabili dei numerosi strumenti scientifici operanti a bordo del Solar Dynamics Observatory, questo nuovo telescopio è l'Hubble del Sole, e così come l'Hubble ha rivoluzionato le nostre conoscenze in fatto di cosmologia, altrettanto ci si attende da SDO per quanto riguarda lo studio della nostra stella, soprattutto per quanto concerne magnetismo ed eliosismologia.
Non resta che ammirare le immagini e soprattutto i video messi a disposizione degli utenti sul sito
http://science.nasa.gov:80/science-news/science-at-nasa/2010/21apr_firstlight/ e relativi link, uno spettacolo da non perdere!

 

 
     18 APRILE 2010:
Scoperte stelle "giganti" a due passi dalla Terra

Le prime immagini inviate dal telescopio spaziale Herschel

A 5.000 anni luce dalla Terra c'é un nido di stelle giganti: ognuna di esse ha una massa pari ad almeno 10 volte quella del Sole. Le prime immagini spettacolari di questo "giardino stellare" sono state inviate a Terra dal telescopio spaziale Herschel, lanciato lo scorso anno dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Le stelle in formazione si trovano nella nebulosa Rosetta, un grande ammasso di polveri e gas sufficienti a formare almeno 10.000 stelle simili al Sole. Le grandi stelle in formazione si trovano sulla destra dell'immagine; i colori corrispondono alle variazioni di temperatura all'interno della nebulosa: dal rosso che corrisponde a -263 gradi (appena 10 al di sopra dello zero assoluto) al blu che equivale a -233 gradi. Le zone più brillanti sono i "bozzoli", gli incubatori cosmici che proteggono le stelle appena formate. Le piccole macchie al centro dell'immagine corrispondono alle baby-stelle più piccole, dalla massa simile a quella del Sole.

 

 
15 APRILE 2010:
La Via Lattea ricca di pianeti simili alla nostra Terra

I colpevoli di un certo inquinamento stellare sarebbero detriti di pianeti rocciosi

Nella Via Lattea i pianeti rocciosi e ricchi di acqua come la Terra sarebbero molto comuni e potrebbero ospitare anche forme di vita elementari.

Lo sostiene uno studio britannico coordinato da Jay Farihi, dell'università di Leicester, che sarà presentato in Scozia, a Glasgow, dove è in corso il convegno britannico di astronomia. Gli autori della ricerca sono partiti dall'analisi delle nane bianche presenti nella nostra galassia: queste sono resti compatti di stelle una volta grandi come il Sole e che dovrebbero avere un'atmosfera composta essenzialmente di idrogeno puro o elio puro. Ma molte di esse, spiegano i ricercatori, mostrano di essere contaminate da elementi più pesanti (come calcio, magnesio e ferro).

Un dato attribuito finora a un inquinamento dovuto al mezzo interstellare. Ora lo studio smonta questa ipotesi grazie ai dati della Sloan Digital Sky Survey (Sdss), un progetto che sta monitorando oltre 100 milioni di oggetti della Via Lattea. Esaminando, posizioni, movimenti e spettri delle nane bianche, i ricercatori dimostrano che i colpevoli di questo inquinamento stellare sono i detriti di pianeti rocciosi, molti dei quali (a giudicare dalle loro firme chimiche) dimostrano di contenere anche acqua. L'implicazione secondo i ricercatori è che forme di vita, anche semplici, potrebbe essere comuni in tutta la Via Lattea.

 

 
  9 APRILE 2010:
  Su Venere la presenza di vulcani ancora attivi

L'immagine qui presentata mostra il picco dell'Idunn Mons, un vulcano alto 2,5 km e ampio circa 200 km, situato nella Imdr Regio di Venere (46°S e 214,5°E). La topografia verticale è stata esagerata di una trentina di volte per rendere meglio apprezzabili le variazioni cromatiche in relazione alle asperità della superficie. Le aree più chiare sono alture e ripidi declivi, quelle più scure indicano invece terreni pianeggianti.
Come si può ben vedere, su un'immagine di tonalità sabbia, ottenuta attraverso la mappatura radar effettuata a suo tempo dalla sonda Magellan della NASA, è stata sovrapposta un'immagine termica, ottenuta tramite il Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer (VIRTIS) della sonda Venus Express dell'ESA, dove una scala di colori indica variazioni di temperatura: in giallo-rosso abbiamo le temperaure maggiori, in verde-porpora quelle minori.
Il fatto che l'Idunn Mons appaia inequivocabilmente più caldo dei terreni limitrofi suggerisce non tanto che siano in corso eruzioni, quanto piuttosto una diversa composizione chimica, studiando la quale si può valutare lo stato di invecchiamento provocato sui terreni lavici dagli agenti atmosferici. Se ne deduce che tali eruzioni devono essere avvenute in un tempo relativamente recente, compreso fra 2,5 milioni e alcune centinaia di migliaia di anni fa, circostanza che conferma la possibilità che Venere sia tuttora geologicamente attivo.

 

 
    6 APRILE 2010:
 Partito il giorno di Pasquetta lo shuttle Discovery

Portera' per prima volta 4 donne contemporaneamente in orbita

E' stato effettuato come previsto il lancio dello Shuttle Discovery dal Kennedy Space Center in Florida. La missione durera' 13 giorni. Si tratta della quart'ultima missione del programma Shuttle, poi la flotta spaziale verra' ritirata. A bordo della navetta spaziale anche tre donne che, con un'americana che si trova gia' sulla Iss, stabiliranno un nuovo record: per la prima volta, infatti, quattro donne saranno nello spazio contemporaneamente.

 

 
3 APRILE 2010:
Fotografata l'esplosione di una supernova con le sue ceneri

Questa immagine ottenuta dalla composizione di riprese effettuate con i telescopi spaziali Chandra (tonalità bluastre) e Spitzer (altre tonalità), offre l'opportunità di esaminare la distribuzione del materiale rilasciato da una stella massiccia prima e durante la sua esplosione come supernova.
Solitamente l'onda d'urto riscalda le polveri e i gas dispersi nello spazio e li illumina per un certo periodo, dipendente dalle masse e dall'energia in gioco, dopodiché tutto tende a raffreddarsi e a non essere più visibile.
Se però l'esplosione della supernova avviene, come nel caso qui evidenziato di G54.1+0.3, all'interno di una ammasso stellare, la radiazione delle altre stelle continua a riscaldare le ceneri sparse nell'ambiente, rendendole tanto più evidenti nell'infrarosso quanto più esse sono vicine alla fonte di riscaldamento. L'alone rossastro (costellato di chiazze gialle e verdi) non sarebbe dunque visibile in questa immagine se l'eplosione fosse avvenuta lontano da altre stelle.
G54.1+0.3 offre dunque agli astronomi l'opportunità di raccogliere informazioni sul comportamento, sulla natura e sulla quantità delle polveri e dei gas emessi dal progenitore prima e durante l'evento catastrofico allorché iniziano a raffreddarsi, informazioni che ad oggi presentano diverse lacune.
Buona parte dell'ammasso risulta anche pervaso da poderosi venti composti di particelle ad altissima energia, soffiati via dalla stella di neutroni generata dall'esplosione e visibile al centro della chiazza bluastra.
Per il team di ricercatori dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, che si occupano dello studio di G54.1+0.3 (coordinati da Tea Temin), sarà interessante osservare in che modo questa componente più energetica interferisce con l'ambiente in cui si trova.