Erano all’incirca le sei di sera di
domenica 7 gennaio quando dalla sua
casa padovana di Via de’ Vignali
Galileo puntò per la prima volta il
telescopio verso Giove.
Una data e un’ora precisa che,
contrariamente alle pur importanti
osservazioni lunari condotte in
precedenza, sono leggibili nella
configurazione di quanto osservato e
dichiarate dallo stesso Galileo. Ed
è forse da questo che si origina, al
di là della straordinaria importanza
della scoperta che ne seguì, la
magia esercitata da un evento che
può senz’altro essere considerato
uno dei punti chiave della
rivoluzione scientifica seguita
all’invenzione del telescopio.
Nella tarda serata del 7 gennaio
Galileo intinse la penna nel
calamaio, riprendendo in mano
l’abbozzo di una lunga lettera steso
qualche giorno prima. Alla
descrizione delle osservazioni
lunari delle ultime settimane,
effettuate con un “occhiale il quale
me la rappresenta di diametro venti
volte maggiore di quello che
apparisce con l’occhio naturale”
decise di aggiungere qualche riga
anche sull’apparenza telescopica
delle stelle fisse, e sull’esistenza
di molte altre invisibili a occhio
nudo. Gli antichi a dire il vero ne
avevano già disquisito, ed era ben
nota la tesi di Democrito che la Via
Lattea fosse composta da un
formicolio di minutissime stelle;
per quanto importante e
“meravigliosa” l’osservazione non
aveva una straordinaria valenza
filosofica, tuttavia proprio quella
sera, puntando per la prima volta un
buon telescopio su Giove, gli era
sembrato di notare alcune curiosità
degne di nota:
<< Et oltre all’osservationi
della Luna, ho nell’altre stelle
osservato questo. Prima, che molte
stelle fisse si veggono con
l’occhiale, che senza non si
discernono; et pur questa sera ho
veduto Giove accompagnato da 3
stelle fisse, totalmente invisibili
per la lor picciolezza, et era la
lor configurazione in questa forma
né occupava non più d’un grado in
circa per longitudine. I pianeti si
veggono rotondissimi, in guisa di
piccole lune piene, et di una
rotondità terminata et senza
irradiatione; ma le stelle fisse non
appariscono così, anzi si veggono
folgoranti et tremanti assai più con
l’occhiale che senza, et irradiate
in modo che non si scuopre qual
figura posseghino>>.