ARCHIVIO ASTRONEWS: giugno 2015

 

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29 giugno 2015:
L' "incontro" Venere-Giove, la più bella congiunzione planetaria del 2015.

Sarà visibile la sera del 30 giugno dal tramonto in poi e per più di 1 ora.

 

Per tutto  il mese di Giugno abbiamo assistito al lento avvicinamento dei due pianeti, ben visibile sopra l'orizzonte Ovest hanno arricchito il cielo serale, ma finalmente siamo arrivati al clou dell'evento. Con una magnitudine di -1,3, Giove è l'astro più debole della coppia, Venere invece più splendente con magnitudine -4,1. La sera del 30 giugno i due pianeti si troveranno alla loro minima distanza, separati da appena 1/3 di grado. Si tratta della congiunzione planetaria più stretta dell’anno, uno spettacolo da non perdere! Con telescopi a bassi ingrandimenti si potranno osservare contemporaneamente, individuando la fase di Venere e i satelliti di Giove.

Facciamoci ammaliare dal fascino di questo evento ma non dimentichiamo che la vicinanza dei due pianeti sarà solo prospettica per noi terrestri: Venere si trova in questo periodo a circa 80 milioni di km dalla Terra, Giove ad oltre 904 milioni di km!

 


 

11 giugno 2015:
Samantha Cristoforetti è tornata sulla Terra, ora un periodo di riabilitazione.

E' la prima donna astronauta ad aver trascorso 200 giorni nello spazio.

 

Il primo giorno sulla Terra di Samantha Cristoforetti è trascorso veloce, fra analisi, test e un lunghissimo volo che dal Kazakhstan, dove ieri pomeriggio è atterrata la Soyuz, la porta negli Stati Uniti, nel Johnson Space Center della Nasa a Houston.

A quanto si apprende l'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) sta bene ed è già in piena attività per quanto riguarda i test previsti nel piano di attività della sua missione, Futura, la seconda missione di lunga durata dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi).
Dopo i primi test e una breve cerimonia di benvenuto, Sam ha lasciato ieri il Kazakhstan e dopo un volo di sei ore e mezzo ha fatto scalo in Scozia, nell'aeroporto di Prestwick. Quindi è ripartita alla volta degli Stati Uniti, con un volo di quasi sei ore che ha fatto scalo nel Maine, nell'aeroporto di Bangor, e quindi è ripartita alla volta del Texas, diretta all'aeroporto di Ellington. Complessivamente un viaggio di circa 18 ore, ritardi compresi. Ad accoglierla ci saranno rappresentanti dell'Asi e dopo quasi sette mesi trascorsi in orbita l'astronauta potrà riabbracciare i familiari che la stanno aspettando a Houston.

Riabituarsi alla gravità

Dopo quasi sette mesi trascorsi nello spazio, volando leggeri, tornare ad 'assaggiare' la forza di gravità è tutt'altro che piacevole. Nonostante le due ore quotidiane dedicate all'esercizio fisico, indispensabile per mantenere in attività i muscoli, che nello spazio tendono a perdere massa, al momento di rientrare a Terra camminare è praticamente impossibile.

Per questo motivo, quando vengono aiutati ad uscire fuori dalla Soyuz, dopo un atterraggio assolutamente avventuroso e niente affatto 'dolce', gli astronauti vengono trasportati su un seggiolino. Pochi minuti per i saluti di rito e una telefonata per salutare la famiglia e poi, sempre su un seggiolino, gli astronauti vengono trasportati all'interno della tenda allestita in prossimità del luogo di atterraggio della Soyuz. Qui vengono fatti i primi test, con un prelievo di sangue e poi i controlli dell'apparato cardiovascolare.

Non si perde nemmeno un istante e spesso i controlli proseguono anche in aeroporto per gli astronauti europei e americani, che dopo il rientro partono per il centro della Nasa a Houston. I test proseguono spesso anche dopo il lungo viaggio in aereo, appena arrivati.

Dietro a tutte questa fretta non c'è un'emergenza dovuta alla preoccupazione per la salute degli astronauti. Naturalmente questa va controllata, così come è necessario un periodo di riabilitazione per aiutare l'organismo ad abituarsi nuovamente alla gravità. Ma tutti i risultati di analisi e test sono preziosi per accumulare nuove conoscenze sugli effetti che l'assenza di peso ha sull'uomo, soprattutto dopo lunghi periodi, per prepararsi al meglio alle future e lunghissime missioni su Marte.

 


 

6 giugno 2015:
Ecco come si originano le code delle Comete, lo ha scoperto "Rosetta".

La causa gli elettroni che si trovano in prossimità del nucleo.

 

In attesa del risveglio del lander Philae, la sonda Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) continua a regalare sorprese e rivela come nascono le code delle comete.

Studiando l'atmosfera della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko con lo spettrografo Alice, Rosetta ha scoperto che a liberare i gas che formeranno la spettacolare coda non sono le particelle di luce provenienti dal Sole sole (fotoni), ma gli elettroni che si trovano in prossimità del nucleo della cometa.

Finora si sapeva che le comete si attivano quando si avvicinano al Sole, ma non era chiaro l'esatto processo. Rosetta ha scoperto che il meccanismo è più complesso di quanto immaginato: analizzando l'atmosfera della cometa, ossia la chioma, nel lontano ultravioletto, lo spettrometro Alice ha scoperto che sono gli elettroni che si trovano a circa un chilometro dal nucleo della cometa a rompere le molecole di acqua e CO2 sulla superficie, liberando le sostanze osservate nella chioma. Il processo avviene in due fasi: le particelle di luce (fotoni) colpiscono le molecole d'acqua, liberando degli elettroni. Questi colpiscono altre molecole di acqua e le rompono, liberando idrogeno e ossigeno. La stessa cosa succede con la CO2: l'elettrone colpisce la molecola e libera ossigeno e carbonio.

La scoperta rivoluziona, così, lo studio di questi oggetti celesti e sarebbe stato impossibile farlo dalla Terra.