ARCHIVIO ASTRONEWS: marzo 2009

 

Home

Elenco Archivio

 

30 MARZO 2009:

Il Radar di Bologna per la "spazzatura spaziale"

Individuati frammenti dello scontro tra il satellite russo e americano, grazie a un progetto ASI-INAF

Hanno  perlustrato per ben due ore il luogo dell’incidente alla ricerca di sei frammenti, fino a che non sono riusciti a rinvenirli tutti. Questa volta, però, non si tratta della Polstrada, bensì dei ricercatori dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna e dell’Osservatorio Astronomico di Torino, entrambe strutture dell’INAF (l’Istituto Nazionale di Astrofisica). E il «sinistro» che hanno osservato non ha avuto luogo qui sulla Terra: è quello avvenuto il 10 febbraio scorso, a 800 chilometri sopra le nostre teste, quando il satellite americano Iridium 33 e quello russo Cosmos 2251 sono entrati in collisione. Dando origine al primo «scontro spaziale» documentato, nonché a una pericolosissima scia di frammenti di svariate dimensioni.

«Come trasmettitore abbiamo usato il radiotelescopio di Evpatoria, in Ucraina, e come ricevitore la parabola da 32 metri di Medicina, nei pressi di Bologna», spiega Stelio Montebugnoli, responsabile della Stazione radioastronomica di Medicina. Il test, condotto nel tardo pomeriggio del 23 marzo scorso, ha avuto pieno successo. «Tutti e i sei i detriti da noi scelti», conferma Emma Salerno, ricercatrice presso l’Istituto di Radioastronomia, «sono stati registrati con rapporti segnale/rumore molto elevati. Tutti piccoli frammenti che viaggiano a velocità elevatissime, attorno ai 25mila chilometri all’ora».

 «Il problema della spazzatura spaziale è sempre più pressante, come ha dimostrato anche l’episodio avvenuto il 12 marzo scorso, quando il rischio di una collisione ha costretto a evacuare d’emergenza per alcuni minuti la Stazione spaziale internazionale», commenta Claudio Portelli, responsabile del progetto per l’Agenzia Spaziale Italiana. «L’esperimento di Medicina dimostra che i radiotelescopi possono essere un valido aiuto per monitorare i detriti in orbita, destinati a essere sempre più numerosi».

Proprio in questi giorni, tra l’altro, è in corso a Darmstadt, in Germania, la riunione dell’Inter Agency Space Debris Coordination Commitee, che vede riunite 11 agenzie spaziali di tutto il mondo, tra cui l’ASI, per elaborare soluzioni per il problema di detriti spaziali.

 

 

27 MARZO 2009:

Come "morirà" il nostro Sole?

Come finirà, come si trasformerà il Sole quando inesorabilmente morirà fra circa cinque miliardi di anni, una volta esaurita la sua riserva di idrogeno che l’alimenta con un continuo processo di fusione nucleare? La risposta ci viene da una galleria di immagini di nebulose planetarie che gli astrofisici stanno studiando proprio per vedere il destino dell’astro che ci mantiene in vita sulla Terra. La più bella di queste nebulose è senza dubbio quella battezzata “occhio del gatto” (Cat’s Eye) ripresa dal telescopio spaziale Hubble: è una sequenza di disegni e colori straordinari che attraverso una seducente bellezza racconta la tragedia della morte di un corpo cosmico che prima brillava nel buio cosmico.

 

 

23 MARZO 2009:

Finalmente trovata l'acqua su Marte

Il Mars Phoenix Lander sembra che ce l’abbia fatta! Sulle sue “gambe” sono state fotografate gocce variabili di liquido che sembrano molto probabilmente formate di acqua salata. L’alta salinità permetterebbe di resistere in tali condizioni anche sul pianeta rosso. Per la prima volta si è vista l’acqua su un altro luogo che non sia la Terra

L’Università del Michigan ha analizzato i dati della sonda marziana e si è accorta che sulle “gambe” del lander si erano formate gocce liquide che sono anche cambiate nel tempo. La foto illustra molto bene questa evidenza. Sono stati fatti i calcoli più accurati e si è visto che in realtà anche alle temperature ed alla pressione della superficie marziana l’acqua con alto contenuto di salinità può sopravvivere, senza ghiacciare o sublimare. Infatti la temperatura di congelamento dovrebbe aggirasi sui 90-105°F, mentre al suolo la temperatura media si aggira sui -75°F. I motori del lander avrebbero sciolto il ghiaccio ed il veicolo spaziale avrebbe “schizzato” fango sulle sue gambe. Invece di sublimare o ghiacciare, queste gocce si sono ingrandite condensando vapor d’acqua atmosferica. Alcune si sono anche unite tra loro. Benché la composizione chimica di questo composto “acquoso” sia altamente ostile per la vita, qualche batterio è capace di sopravvivere in tali condizioni sul nostro pianeta. Forse questa notizia ancora semisconosciuta potrebbe diventare uno “scoop” eccezionale se le analisi in corso confermeranno i dati preliminari. Torneremo senz’altro a parlarne. Per il momento potremmo sempre prepararci un piatto di spaghetti alla marziana …

 

 

20 MARZO 2009:

Alle 11:40 si entra nell'Equinozio di Primavera

Il Sole sorge e tramonta rispettivamente ad Est e ad Ovest, e si trova esattmente nel punto di intersezione tra equatore celeste ed eclittica, denominato punto d’Ariete. Il giorno e la notte presentano la stessa durata.

Il Sole, nel suo moto annuo lungo l'eclittica, al momento dell'equinozio di primavera (verso il 22 marzo) viene a trovarsi esattamente sull'equatore celeste nel punto gamma.

Coordinate equatoriali del Sole: d=0° (declinazione); a=0° (ascensione retta)

Un equinozio è definito come l'istante in cui il Sole raggiunge una delle due intersezioni tra l'eclittica e l'equatore celeste. La parola "equinozio" deriva dal latino e significa "notte uguale". Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni di ogni anno in cui il dì e la notte hanno la stessa durata. Per definire esattamente la lunghezza del giorno, l'alba comincia quando il Sole ha superato di metà l'orizzonte e il tramonto finisce quando il Sole è di metà sotto l'orizzonte. Usando questa definizione, la lunghezza del dì è esattamente 12 ore. Agli equinozi, il Sole sorge all'esatto est e tramonta all'esatto ovest.

Nell'emisfero settentrionale, l'equinozio di marzo (che cade il 20 o 21 Marzo) è l'equinozio di primavera, e l'equinozio di settembre (che cade il 22 o il 23 settembre) è l'equinozio d'autunno; nell'emisfero meridionale, questi termini sono invertiti.

Gli equinozi possono essere considerati anche come punti nel cielo. Anche se la luce diurna nasconde le altre stelle, rendendo difficile vedere la posizione del sole rispetto agli altri corpi celesti, il Sole ha una posizione definita relativa alle altre stelle. Mentre la Terra gira attorno al Sole, l'apparente posizione del Sole si sposta di un intero cerchio nel periodo di un anno. Questo cerchio è chiamato eclittica, ed è anche il piano dell'orbita della Terra proiettato sulla sfera celeste. Gli altri pianeti visibili ad occhio nudo (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) sembrano muoversi lungo l'eclittica poiché le loro orbite sono su un piano simile a quello della Terra.

L'altro cerchio nel cielo è l'equatore celeste, ovvero la proiezione dell'equatore terrestre sulla sfera celeste. Poiché l'asse di rotazione della Terra è inclinato rispetto al piano dell'orbita, l'equatore celeste è inclinato rispetto all'eclittica. Due volte l'anno, il Sole incrocia il piano dell'equatore terrestre. Questi due punti sono gli equinozi.

Il punto dell'equinozio di primavera del nostro emisfero è anche chiamato punto vernale (g), punto dell'Ariete o punto gamma (γ). Mentre quello dell'equinozio d'autunno è anche chiamato punto della Bilancia (ω). Tuttavia, a causa della precessione degli equinozi, questi punti non si trovano più nella costellazione da cui prendono il nome.

L'istante nel quale il Sole passa attraverso ogni punto di equinozio può essere calcolato accuratamente, così l'equinozio è un particolare istante, piuttosto che un giorno intero.

 
 

20 MARZO 2009:

Materia oscura: esiste davvero?

Una nuova conferma dell’esistenza della materia oscura viene dallo Space Telescope che ha localizzato parecchie galassie che si mantengono “intatte” malgrado siano immerse in una zona estremamente popolata che dovrebbe distruggerle o quanto meno deformarle come capita a quelle a spirale.

Di solito la materia oscura si riesce ad identificare dalle perturbazioni che causa su oggetti vicini. In questo caso proprio per la ragione opposta, ossia per la capacità di non far disturbare il suo “cuore” più segreto. Si attendono ovviamente conferme quantitative. Altro che UFO

 

Nel cuore dell’ammasso galattico del Perseo la vita è molto tormentata e caotica. L’attrazione gravitazionale e le forze di marea reciproche causano stiramenti, strappi, deformazioni e distruzioni di moltissime galassie, soprattutto quelle a spirale. In mezzo a quel caos c’è però chi sembra vivere tranquillo, mantenendo integra la propria struttura. Mi riferisco ad un gran numero di piccole galassie (dwarf galaxies) dalla forma tondeggiante, che rimangono perfettamente simmetriche e sembrano immuni alle forze spaventose che violentano le galassie più grandi che si affollano attorno a loro. Oltretutto queste strutture stanno sicuramente nell’ammasso da moltissimo tempo e quindi dovrebbero mostrare chiari segni degli effetti di disturbo dei più potenti vicini. Il tutto sembrerebbe un mistero, se non si ipotizzasse l’esistenza di un involucro protettivo attorno alle piccole galassie. Esse sarebbero circondate da una massa enorme di materia oscura che subirebbe violenti “strattoni”, ma che lascerebbe intatta la parte interna visibile. Una specie di giubbotto antiproiettile. O se volete un “air bag” cosmico. Nella figura si riportano alcuni esempi di queste “fortunate” o “previdenti” galassie.

 

 

17 MARZO 2009:

10.000 visite sul nostro sito: un ringraziamento a voi tutti!

Un affettuoso GRAZIE a tutti coloro che hanno permesso di raggiungere un altro piccolo obiettivo, quello delle 10.000 visite sul nostro sito...

Le AstroNews, le AstroIniziative, le Attività Didattiche, le Serate Osservative, Il Cielo del Mese e... tanto altro, hanno fatto di questo portale un punto di riferimento per astrofili, appassionati e semplici curiosi del mondo astronomico, oltre ai circa 200 "iscritti" alla nostra e-mail (info@astronomiacasarano.it)

 Che questo ulteriore traguardo sia di buon auspicio per i futuri progetti che la nostra associazione affronterà con la solita passione!

Vi ricordo che sono ancora disponibili, gratuitamente, presso la nostra sede, i Calendari da Tavolo 2009!

Cieli Sereni...

Il Presidente Giuseppe De Filippi

 

 

15 MARZO 2009:

Tutto pronto per il lancio del Discovery

E' previsto per le prossime ore da Cape Canaveral

La Nasa ha dato luce verde alle operazioni per riempire d'idrogeno i serbatoi dello shuttle Discovery in vista del lancio. E' previsto per le 19.43 (00.43 italiane) da Cape Canaveral. Il lancio del Discovery e' gia' stato ritardato di un mese da problemi alle valvole del serbatoio del carburante. Un nuovo ritardo era stato causato mercoledi' da una fuga di gas idrogeno da una delle condutture usata per l'operazione di rifornimento dei serbatoi esterni.

Per vedere il video in diretta del lancio cliccate sul seguente indirizzo:

http://www.nasa.gov/multimedia/nasatv/

 

 

13 MARZO 2009:

Allarme collisione detrito per la IIS, la Stazione Spaziale Internazionale

L'equipaggio trasferito per sicurezza sulla capsula Soyuz a causa di un detrito spaziale. Allarme rientrato dopo 10 minuti

Breve allarme oggi sulla Stazione Spaziale Internazionale per i tre astronauti attualmente a bordo (gli statunitensi Michael Fincke e Sandra H. Magnus e il cosmonauta russo Yury V. Lonchakov, membri della Expedition 18).

La traiettoria di un detrito spaziale (probabilmente proveniente dal motore di un razzo Delta o di uno Space Shuttle) era pericolosamente vicina a quella della ISS, e il detrito è stato individuato troppo tardi perché fosse possibile correggere la rotta. Il detrito, ha spiegato un portavoce della NASA, misurava appena un centimetro, ma gli oggetti in orbita viaggiano a velocità di migliaia di km all’ora. A quelle velocità, un eventuale impatto avrebbe potuto, sulla carta, causare una depressurizzazione della ISS.

Anche se il rischio di collisione era definito "minimo" dalla NASA, alle 17 e 35 di ieri, ora italiana, i tre membri dell'equipaggio sono quindi stati fatti salire sulla capsula Soyuz TMA-13, che è sempre agganciata alla stazione per consentire una evacuazione immediata. In caso di impatto, si sarebbero sganciati facendo ritorno a Terra sulla capsula. Esattamente undici minuti dopo, però, dopo che il detrito era transitato senza problemi, è stato comunicato il cessato allarme e gli astronauti hanno fatto ritorno sulla Stazione.

La Stazione spaziale internazionale ha corso altre volte il rischio di un impatto con detriti spaziali, ma questa è la prima volta che l'equipaggio viene trasferito per precauzione sulla Soyuz.

 

 

12 MARZO 2009:

Tutti al riparo: arrivano i frammenti del satellite Cosmos 2251

Molto più velocemente di quanto previsto i frammenti del satellite Cosmos 2251, distruttosi nella collisione con Iridium 33, si stanno portando a rischio di impatto con l’atmosfera terrestre. Sta per iniziare una pioggia meteorica?

 

Nel filmato sopra la simulazione della collisione dello scorso 10 febbraio

Si era detto che ci sarebbero voluti forse anni prima che i frammenti dei due satelliti potessero decadere fino ad impattare la nostra atmosfera. Ed invece siamo vicini alle prime cadute. Probabilmente la causa di ciò si deve al fatto che Cosmos 2251 era pressurizzato e quindi l’esplosione ha lanciato i frammenti ben più lontano di quanto avrebbe fatto la collisione e la frammentazione da sola. Si aspetta il primo frammento il 12 marzo, poi un altro il 28 ed un terzo il 30. Le loro dimensioni sono dell’ordine del centimetro e quindi non arriveranno sicuramente al suolo, ma bruceranno nell’atmosfera dando luogo a normali meteore. Al momento sono stati catalogati 355 frammenti di Cosmos e 159 di Iridium. Ma mentre questi ultimi sono confinati tra 580 e 1280 km d’altezza, quelli di Cosmos si sono dispersi tra 1700 e 170 km. Sembra invece che per il momento non ci siano problemi per la stazione spaziale

 

 

9 MARZO 2009:

Lotta fra tre galassie: chi la spunterà?

Ad una distanza di 100 milioni di anni luce da noi si sta svolgendo una gigantesca battaglia a tre. Due galassie ellittiche ed una a spirale stanno interagendo tra loro e finiranno col compenetrarsi in una gigantesca super-galassia

A sinistra: Le tre galassie in lotta gravitazionale. A sinistra ed in basso a destra le due galassie ellittiche, a destra in alto quella a spirale. La conclusione sarà probabilmente un enorme galassia, detta anche “universo isola”, con una massa dalle 10 alle 100 volte quella della nostra Via Lattea

Nella costellazione dei Pesci Australi tre galassie stanno eseguendo uno spaventoso gioco di “tira e molla” gravitazionale per sopravvivere singolarmente. Ma la fine sarà quasi sicuramente una enorme galassia che conterrà i tre oggetti celesti in guerra. Due di queste galassie sono ellittiche normali (NGC 7173 e NGC 7176) mentre NGC 7174 è a spirale. Si notano già molte stelle periferiche chi si sono allontanate dai nuclei centrali e che stanno formano un alone che circonda il campo di battaglia. Sembra quasi che le due galassie ellittiche stiano cercando di “strappare” la struttura più complessa della sorella a spirale. Alla fine si pensa che quest’ultima verrà completamente dispersa ed insieme alle altre formerà un “universo isola” da 10 a 100 volte più massiccio della nostra galassia. 

 

6 MARZO 2009:

Lancio di Kepler, cacciatore di pianeti extrasolari

È il primo telescopio della Nasa per cercare pianeti extrasolari abitabili. Missioni simili in programma anche per ESA e ASI

Siamo soli nella nostra galassia? Oppure, da qualche parte là fuori, esistono altri mondi simili alla Terra, dove potrebbe essersi sviluppata la vita? A questi interrogativi che da sempre assillano l’umanità cercherà di rispondere la missione KEPLER della NASA, la prima progettata appositamente per dare la caccia a un pianeta extrasolare abitabile, ovvero con caratteristiche compatibili con la vita. Il lancio del telescopio orbitante – battezzato in nome dell’astronomo polacco che esattamente 400 anni fa, nel 1609, scopriva le orbite ellittiche dei pianeti – è previsto per il 6 marzo 2009 dalla Cape Canaveral Air Force Station a bordo di un lanciatore Delta II. La data di partenza è stata posticipata di qualche giorno dopo il fallimento della missione OCO (Orbiting Carbon Observatory) che ha spinto la NASA a mettere a punto ulteriori test sulle componenti comuni tra il razzo DELTA II e il razzo TAURUS che trasportava il satellite precipitato in mare.

Salvo imprevisti, KEPLER scandaglierà per tre anni e mezzo una regione della Via Lattea nota come Cigno-Lira. In mezzo alle 100.000 stelle che popolano questa zona non troppo lontana, potrebbero nascondersi, secondo le stime della NASA, una cinquantina di pianeti rocciosi che distano dal proprio sole a sufficienza perché le temperature consentano all’acqua di scorrere liquida, una condizione, questa, ritenuta indispensabile per lo sviluppo della vita.

 

 

3 MARZO 2009:

La sonda Dawn si allontana da Marte

La sonda Nasa prosegue il viaggio verso Vesta e Cerere

Effettuato il fly by, la sonda DAWN si sta ora allontanando da Marte proseguendo il suo volo a spirale che la porterà sull'asteroide VESTA nell’ottobre 2011 e su CERERE nel luglio 2015. Il passaggio sul pianeta rosso ha permesso di sfruttare la gravità del pianeta per alterare la traiettoria della sonda, allargando l’ellisse della sua orbita e spingendola più lontano dal Sole. Inoltre il piano orbitale di DAWN si è spostato di 5 gradi, allineandosi con quello di VESTA. Manovre che senza l’aiuto del Pianeta Rosso avrebbero richiesto almeno 100 chili di combustibile in più a bordo della sonda.

All'inizio della manovra, si è però verificato un problema non previsto in seguito al quale la sonda è entrata in self mode (una procedura di sicurezza che serve a garantire l'integrità degli strumenti di bordo) automaticamente. Questo ha comportato lo spegnimento di molti degli strumenti, tra cui lo spettrometro italiano VIR-MS che non ha così potuto effettuare i rilevamenti sulla composizione rocciosa di Marte di cui si attendeva la trasmissione a Terra entro il 20 febbraio. L'immagine che vedete è stata scattata dalla camera tedesca fornita dal Max Planck Istitut.

 

 

2 MARZO 2009:

Gli astronauti per la simulazione della missione su Marte

L’ESA ha scelto il tedesco Oliver Knickel e il francese Cyrille Fournier

È ufficiale: sono il tedesco Oliver Knickel e il francese Cyrille Fournier gli astronauti prescelti dall’Agenzia spaziale europea per la prima simulazione della missione umana su Marte. Dal 31 marzo prossimo, si uniranno agli quattro membri dell’equipaggio russo per trascorrere 105 giorni in totale isolamento a Mosca, dentro una finta navicella spaziale di 200 metri quadrati.

Knickel, ingegnere meccanico dell’esercito, e Fournier, pilota d’aereo, sono stati selezionati su una rosa 5.600 candidature pervenute all’Esa. Solo quattro astronauti sono arrivati in finale e hanno iniziato il training per la missione. Ora l’Esa ha deciso chi parteciperà a quello che è già stato soprannominato il “Grande Fratello” degli astronauti, e chi invece resterà in panchina. Gli astronauti di riserva sono Cedric Mabilotte e Arc'hanmael Gaillard, entrambi francesi.

Durante la missione, promossa dall’Esa insieme all’Istituto russo per i problemi biomedici, i sei partecipanti resteranno chiusi in un ambiente confinato e senza contatti con l’esterno, in condizioni assolutamente analoghe a quelle di una navicella spaziale in rotta verso Marte. Sono oltre 70 gli esperimenti scientifici in programma durante i 105 giorni di permanenza a bordo. 

Questo primo esperimento di “reclusione” fa da preludio al progetto Mars 500, una simulazione fedele della durata di 500 giorni, circa due anni e mezzo, tanti quanti sarebbero necessari per un reale viaggio di andata e ritorno sul Pianeta Rosso.