ARCHIVIO ASTRONEWS: novembre 2010

 

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31 novembre 2010:
La sonda Cassini ha trovato ossigeno su Rhea, una luna di Saturno.
Sì, l'ha trovato la sonda Cassini in una tenuissima atmosfera che avvolgerebbe la luna di Saturno. È poco più di un'idea di atmosfera, dato che quella terrestre ha una densità di 5000 miliardi di volte superiore, ma c'è e soprattutto è la prima volta che l'ossigeno è stato rilevato nell'atmosfera di un altro corpo celeste.
Pare che la fonte di questo ossigeno sia la decomposizione dell'acqua contenuta nel ghiaccio superficiale quando il campo magnetico di Saturno interagisce con la sua seconda luna (per grandezza dopo Titano). In questo modo, dalla decomposizione dell'acqua riusciamo a spiegare la presenza di ossigeno, ma nell'atmosfera è presente anche diossido di carbonio per la cui presenza non si hanno ancora ipotesi accettabili.
Se proviene dal ghiaccio secco delle comete che si sono schiantate su Rhea nel corso dei milioni di anni o se proviene dalla respirazione di elementari forme di vita che vivono sotto la superficie ghiacciata non ci è dato a saperlo, ma gli studiosi sono all'opera e sopratttutto c'è ancora Cassini in giro per il sistema saturniano.
 
Per quanto riguarda Cassini che è andata in safe-mode il 2 novembre, ha ripreso tutte le sue attività il 24 novembre scorso e ha festeggiato il ritorno all'operatività con un flyby di Encelado a soli 47,9 km dalla superficie.
La causa del safe-mode è da ricercarsi in un errore nel codice di programmazione. Una riconfigurazione corretta è già stata inviata alla sonda.

21 novembre 2010:
Straordinarie foto notturne dell'Italia dalla Stazione Spaziale Internazionale.
E' luminosa, seducente e splende con tutte le sue luci l'Italia fotografata dallo spazio. Gli astronauti della Stazione spaziale internazionale (Iss) sono infatti riusciti a scattare una serie di immagini notturne spettacolari dalla Cupola, la grande finestra panoramica della stazione orbitale, tra cui una dello stivale italico, in mezzo al Mediterraneo, a 350 km sopra la Terra.

La foto guarda verso nord sulla Sicilia e lo stivale, circondato dal Mediterraneo e la Tunisia parzialmente visibile a sinistra. Dalla Cupola e' possibile osservare molte cose, come le fuoriuscite di petrolio, la desertificazione, lo scioglimento di iceberg e ghiacciai, le tempeste di sabbia, gli uragani e l' inquinamento atmosferico. E anche se la Terra puo' essere studiata da molti satelliti con molti sensori, le osservazioni fatte dalla Iss sono importanti perche' il punto di osservazione e' umano. Gli astronauti infatti non solo si possono adattare al cambiamento delle situazioni, ma scattano foto spontaneamente, quando accade qualcosa di interessante.

La Cupola, posta sul retro della stazione e installata nel febbraio scorso, e' usata per controllare i bracci robotici quando lavorano al suo esterno

 

 
- 18 novembre 2010 -
Nella galassia M100 scoperto il Buco Nero più giovane mai osservato.

 
Il 19 aprile del 1979 l'astrofilo Gus E. Johnson, di Swanton (Maryland), scopre una supernova nella galassia spirale M100. Dopo oltre 30 anni quella supernova torna a far parlare di sé, perché ci sono rilevanti probabilità che abbia dato origine al più giovane buco nero rilevato direttamente.
A questa conclusione sono giunti Daniel Patnaude, Abraham Loeb e Christine Jones, dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics in Cambridge (Massachusetts), esaminando i dati raccolti dai telescopi spaziali Chandra, Swift, XMM-Newton e ROSAT nel periodo compreso fra il 1995 e il 2007. La sorgente di radiazione X coincidente con il residuo della supernova si è mantenuta stabile nei 12 anni considerati e viene ritenuta compatibile con l'attività di un buco nero che si sta accrescendo risucchiando il materiale espulso nello spazio circostante dalla stella progenitrice, oppure strappando materia ad una possibile compagna.
In realtà sappiamo indirettamente dell'esistenza di numerosi altri buchi neri nati anche molto più recentemente (in termini di tempo terrestre), ma appartengono tutti a quella categoria che origina un lampo gamma (GRB) nel momento in cui la stella progenitrice collassa catastroficamente dopo essersi liberata dell'inviluppo esterno composto prevalentemente di idrogeno.
Nel caso in cui la stella non riesca ad espellere gli strati esterni prima dell'esplosione, il GRB non si verifica, ed è questa la tipologia più ricorrente, alla quale appartiene la SN 1979C. La relativa vicinanza di M100 (circa 50 milioni di anni luce) ha dunque offerto e continua ad offrire una ghiotta opportunità per studiare ciò che accade durante e dopo il collasso di una stella di circa 20 masse solari.
Opportunità per ora unica, purtroppo, perché scoprire un buco nero come quello lasciato dalla SN 1979C richiede decenni di osservazione del suo comportamento rispetto all'ambiente che lo circonda. E non possiamo ancora escludere del tutto che quella sorgente X sia in realtà una stella di neutroni che sta soffiando via il materiale residuo dell'esplosione. Un'alternativa che sembra meno probabile ma che lascia comunque qualche dubbio.

 

 
- 15 novembre 2010 -
Scoperte due bolle di radiazione gamma ai poli della Via Lattea.

E' sbucata quasi all'improvviso dalla nebbia di fotoni ultraenergetici che permea la nostra galassia una gigantesca struttura costituita da due bolle di radiazione gamma disposte una a nord e una sud della regione centrale del piano galattico.
Che qualcosa di eccezionale dovesse esistere in quella posizione lo si era già sospettato in passato a seguito dei rilevamenti effettuati dai satelliti Roentgen (raggi X) e WMAP (onde radio), che avevano suggerito la presenza di enormi bolle di radiazione appoggiate sul nucleo della Galassia.
Ma la loro chiara identificazione è stata possibile solo ora e attraverso il Fermi Gamma-ray Space Telescope della NASA (missione partecipata da USA, Francia, Germania, Italia, Giappone e Svezia). Grazie ai dati da esso raccolti e utilizzando raffinati modelli sull'emissione diffusa della radiazione gamma attorno al nostro sistema galattico, Doug Finkbeiner, astronomo dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, è riuscito nell'impresa di isolare dal rumore di fondo il segnale raccolto da Fermi, evidenziando due bolle di emissione di radiazione gamma, ampie addirittura 25mila anni luce ciascuna, che coprono più della metà del cielo visibile, estendendosi dalla costellazione della Vergine a quella della Gru.
Sebbene la loro origine non sia ancora certa, possono essere essenzialmente due le cause capaci di produrre fotoni tanto energetici e di creare la struttura che vediamo oggi: un periodo di elevata attività del buco nero supermassiccio nascosto nel nucleo della Galassia, oppure un'elevatissima formazione di stelle concentrata nelle regioni centrali. In entrambi i casi il fenomeno potrebbe essere stato innescato dall'assorbimento di una galassia nana.
Dal momento che Fermi esegue una scansione dell'intero cielo ogni tre ore e poiché ogni scansione aggiunge nuove informazioni sulla distribuzione della radiazione gamma, in un prossimo futuro avremo un quadro ancora più dettagliato di questa sorprendente struttura a doppia bolla.
I risultati del lavoro di Finkbeiner e del team di Fermi saranno prossimamente pubblicati su The Astrophysical Journal.

 

 
L'OSSERVATORIO ASTRONOMICO e il MUSEO DEL COSMONAUTA riaprono dal 10 al 20 NOVEMBRE con nuove osservazioni del Cielo salentino e nuove visite guidate

Manca ormai un mese all'inizio dell'Inverno, questo significa che incomincia a mostrarsi nel Cielo salentino, in direzione est, il mitico Orione (il Cacciatore, dal latino "Orion"), la costellazione più importante della volta celeste, una delle più semplici da riconoscere e da osservare, perfettamente visibile senza difficoltà anche dai centri illuminati delle nostre città.
Con la forma a "clessidra", la sua caratteristica più rilevante, oltre al grande rettangolo verticale di stelle luminose, è l'allineamento di tre stelle di quasi pari luminosità poste al centro della figura, un segno che prende il nome di Cintura di Orione e che è ben impresso nell'immaginario collettivo di tutti i popoli della Terra.
Proprio sotto la cintura, c'è la "spada" del cacciatore che ha al suo interno la Grande Nebulosa di Orione (M42), la più grande osservabile nel nostro emisfero e che osserveremo in tutta la sua bellezza e maestosità col nostro potente telescopio proprio durante le serate sul nostro Osservatorio Astronomico "San Lorenzo".
 

Ma non è tutto. Il Cielo di novembre è ricco e vuole regalarci lo sciame meteorico delle Leonidi, le "stelle cadenti" di fine anno, seconde soltanto alle famose stelle cadenti di agosto. A "donarcele" proprio in questi giorni è la Cometa Tempel-Tuttle, che preannuncia l'arrivo del Natale: i suoi frammenti sono raccolti in una grande e rarefatta nube che viene attraversata ogni anno dalla Terra attorno alla metà di novembre (il termine tecnico è "meteore").

Non esiterà ancora a farsi osservare il brillantissimo Giove, il gigante gassoso, il pianeta più grande ed uno dei più affascinanti del nostro sistema Solare, l'oggetto più luminoso del periodo dopo, ovviamente, la Luna, instancabile "compagna di viaggio" ed ospite fissa delle nostre serate, che Vi mostrerà i suoi crateri ed i suoi mari nei vari ingrandimenti.

 

Ogni serata terminerà con la visita guidata nel Museo del Cosmonauta dove grandi e piccoli, oltre alle attesissime proiezioni in 3D su maxi-schermo delle "Space Images", potranno ammirare gigantografie, modellini in scala, il LEM Modulo Lunare Apollo del 1969 in scala 1:2 e tante altre curiosità...

Per INFO e PRENOTAZIONI telefonare al num. dell'Associazione 328.8356836.

Vi ricordiamo che la nostra STRUTTURA si trova a Casarano (Le) in via Agnesi, 1

 
- 9 novembre 2010 -
La missione dello shuttle STS-133 rinviata per fine novembre.

Dopo il blocco del conteggio alla rovescia di oggi, la direzione missione ha dato il via libera allo svuotamento del grande serbatoio esterno.

In un primo momento pareva possibile che il problema potesse venire risolto in tempi ragionevoli, intorno alle 48/72 ore e quindi è stato dato un nuovo possibile momento per il lancio, cioè lunedì sera.

Durante lo svuotamento però alcuni tecnici si sono accorti di una frattura nel rivestimento in schiuma del serbatoio esterno, in corrispondenza dell'intertank, cioè l'anello dell'external tank posto all'altezza del muso dell'orbiter che unisce i due serbatoi veri e propri che compongono l'ET. A questo punto sappiamo per certo che il lancio sarebbe stato abortito comunque, ma la complicazione è che non si sa se la riparazione potrà essere eseguita sul pad. Assumendo che si possa lavorare sul posto, il nuovo momento di lancio è stato fissato non prima del 30 novembre alle 10:05:46 italiane (0905:46 UTC). La finestra di lancio dura fino al 5-6 dicembre, dato che per metà mese dovrebbe raggiungere la Stazione la Soyuz che porta la Expedition con il nostro Nespoli.

Alla NASA non vogliono sentir parlare di sfortuna: gli orbiter hanno quasi trent'anni e come tutte le macchine possono guastarsi. Era diverso tempo che tutto filava liscio ed ora qualche grana viene fuori.

"Frustrante? Certo che è frustrante! Sarebbe molto meglio se fossimo già sulla Stazione Spaziale, è ovvio" ha detto Michael Leinbach, direttore di lancio.

Al momento dell'interruzione del countdown i sensori delle fughe di idrogeno segnavano una concentrazione del 6% rispetto ad un limite massimo ammissibile del 4%. Da considerare che il 6% è il fondoscala dei sensori, quindi la concentrazione era sicuramente maggiore.

 

 
- 6 novembre 2010 -
Dalla sonda Deep Impact le prime foto della cometa 103P/Hartley2.

E' perfettamente riuscito il flyby pianificato dalla missione EPOXI, che aveva come obiettivo la ripresa e lo studio ravvicinato della cometa periodica Hartley 2 da parte della "risorta" Deep Impact. Nelle immagini che qui presentiamo e che sono appena state rilasciate dalla NASA è evidentissima la forma a dir poco insolita di questa cometa, che ricorda un torsolo di mela.
Al di là delle previste regioni di attività, dalle quali si irradiano numerosi getti di materiale volatile, massicciamente presenti nella parte esterna di uno dei due lobi, ciò che sbalordisce è quella sorta di "manicotto" totalmente privo di crateri e asperità che unisce le due parti esterne della cometa, che al contrario appaiono butterate nella norma.
L'assenza di crateri e di depositi rocciosi indica chiaramente che la superficie delle parte centrale è molto più giovane della restante superficie cometaria, e verosimilmente ricoperta da uno spesso strato di regolite, che nasconde un ammasso di detriti originati da un remoto evento collisionale che deve aver interessato l'intero nucleo.
La forma bilobata è un chiaro indizio di ciò e la Hartley 2 è con ogni probabilità un insieme di macerie tenuto assieme dall'autogravitazione. Che il "manicotto" abbia una struttura completamente differente dal resto è anche evidenziato dal fatto che è del tutto privo di attività cometaria e quindi privo di elementi volatili, i primi a dissolversi in caso di collisione distruttiva.
Per altre interessanti immagini relative al flyby rimandiamo al relativo sito
http://epoxi.umd.edu/
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