ARCHIVIO ASTRONEWS: settembre 2008

 

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27 SETTEMBRE 2008:

Potremmo scontrarci con Venere?

L’osservazione di un denso disco di polvere attorno ad una stella doppia dell’età del Sole e distante 300 Anni Luce da noi ha sollevato l’ipotesi che due pianeti delle dimensioni terrestri si siano scontrati e distrutti in tempi relativamente recenti.

 

Normalmente un disco di polvere che circonda una stella è un chiaro indice di giovinezza, rappresentando le ultime fasi di formazione di un sistema planetario. Ma il sistema doppio BD+20 307, nella costellazione dell’Ariete, ha invece un’età paragonabile a quella del nostro Sole.

Quale sarebbe allora la causa del denso disco di detriti solidi che lo circonda, ben un milione di volte superiore a quello che si trova ancora attorno alla nostra stella? Non può certamente essere il residuo della formazione, né il prodotto delle innumerevoli collisioni tra corpi minori. Il disco si trova più o meno ad una distanza che copre l’intervallo Venere-Terra. L’unica spiegazione plausibile sembra quella di un terribile scontro planetario, tra due corpi di dimensioni comparabili al nostro amato pianeta. Come se Venere e Terra avessero impattato e si fossero distrutti completamente, portando con loro tutti i possibili abitanti. L’epoca di questa collisione sarebbe relativamente recente, non più di qualche centinaio di migliaia di anni.

Benché si pensi normalmente che il nostro Sistema Solare sia ormai stabile e tranquillo e che si possano dimenticare gli impatti enormi e violenti delle prime fasi di formazione (come quello che avrebbe formato la Luna o quello che avrebbe piegato Urano di quasi 90°), il suo futuro potrebbe ancora riservare enormi sorprese. Importanti studiosi di dinamica planetaria, tra i quali il ben noto Jacques Laskar, hanno calcolato infatti che la probabilità di un impatto tra Mercurio o Venere e la Terra non è del tutto nulla se si simula la loro evoluzione nel prossimo miliardo di anni.

Non penso che esisterà ancora qualcuno di noi a tremare per questo trascurabile rischio. Però, chissà … sarebbe un bellissimo spettacolo, se osservato ovviamente a debita distanza!

 

 

27 SETTEMBRE 2008:

La navetta Jules Verne di ritorno sulla Terra

Brucera' nell'atmosfera lunedi', i resti finiranno in mare

La navetta europea senza equipaggio 'Jules Verne' si sta avvicinando alla Terra e alle 15,34 di lunedi' brucera', come previsto. Si concludera' cosi', dopo cinque mesi, la carriera della prima navetta completamente automatica realizzata dall'Esa. Quando esplodera', lunedi', fra il 70% e l'80% dei suoi frammenti si disintegrera' nell'impatto con l'atmosfera. Una piccola parte cadra' in mare, in una zona disabitata dell'oceano Pacifico meridionale compresa fra Cile e Nuova Zelanda.

 

 

 

27 SETTEMBRE 2008:

Zhai primo astronauta cinese nello spazio

La navicella e' in orbita da giovedi'

ORE 13:22

L'astronauta cinese Zhai,dopo aver trascorso 13 minuti nello spazio e' rientrato nell'abitacolo della Shenzhou VII. La passeggiata effettuata con successo (prima volta per la Cina) dall'astronauta apre a Pechino la strada verso la costruzione di una stazione spaziale cinese. A lungo termine, il programma spaziale della Cina prevede l'invio di astronauti sulla Luna.L'evento e' stato seguito in diretta tv da milioni di cinesi.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 10:46

Tutto e' pronto a bordo della navicella spaziale cinese in orbita da giovedi' per la passeggiata spaziale in programma per oggi.E' la prima volta che il programma spaziale della Cina, giunto alla sua terza missione, affronta questo test. Uno dei tre astronauti a bordo, probabilmente il colonnello Zhai Zhigang, uscira' dalla navetta spaziale Shenzhou VII per una passeggiata di circa 20 minuti, assistito dagli altri due membri dell' equipaggio, Liu Boming e Jing Haipeng.

 

 

26 SETTEMBRE 2008:

Forse il Sole si sta risvegliando!

(articolo ed immagini Vito Lecci)

A quanto pare il vento solare ha subìto una drastica variazione in questi ultimi tempi.

Dai dati raccolti dalla sonda Ulisse infatti, già nel 2007, era stato registrato un calo della pressione di radiazione solare del 20%, ed oggi pare abbia raggiunto il minimo storico degli ultimi 50 anni.

Il vento solare costituisce una sorta di bolla, l’eliosfera, che ci protegge da buona parte dei raggi cosmici provenienti dal resto della nostra galassia. Ma se l’eliosfera diminuisce la sua densità, i raggi cosmici possono entrarne all’interno con conseguenze che attualmente non siamo in grado di prevedere per noi sulla Terra.

In effetti di questo minimo nell’attività solare, nel mio piccolo, me ne ero reso conto personalmente nel corso delle mie attività didattiche rivolte all’osservazione del Sole, delle sue macchie e protuberanze. Lo scorso anno scolastico infatti è stato caratterizzato da una generale delusione da parte degli studenti nei confronti dell’osservazione del Sole, che in effetti non mostrava che rarissime, e quasi invisibili, protuberanze e macchie solari.

Ma il ciclo solare, si sa, ha una durata di 11 anni. Quindi dopo questo periodo di quiete la nostra stella dovrebbe tornare nuovamente alla sua piena attività.

In effetti sembra che qualcosa stia iniziando a cambiare sul Sole, come potete vedere da questa immagine dello scorso 22 settembre, ripresa dalla sonda SOHO.

Potrebbe trattarsi dell’attesa inversione di tendenza, che dovrebbe riportare il Sole gradualmente nella sua fase attiva. Forse già nei prossimi mesi potremo averne una conferma.

Stiamo a vedere cosa accade.

 

 

 

26 SETTEMBRE 2008:

A.S.L.A. e C.R.A. alla "Notte dei Ricercatori"

Dipartimento di Fisica (strada prov.le per Arnesano) - Università del Salento

26 settembre 2008: una Notte dedicata alla ricerca, coordinata dall’ARTI e da Regione Puglia. Coinvolte le 5 Università pugliesi, il CNR, l’ENEA, l’INFN e Tecnopolis


Per il terzo anno consecutivo l’ARTI organizza e coordina in Puglia la Notte dei Ricercatori, la manifestazione promossa dalla Commissione Europea, nell’ambito del 7° Programma Quadro comunitario della Ricerca 2007-2013.

Anche quest’anno le manifestazioni pugliesi, che si articolano in eventi spettacolari e divulgativi, conferenze, brevi seminari, vedono coinvolte le cinque Università e gli enti pubblici di ricerca (ENEA, INFN e CNR).

Scopo dell’iniziativa è rafforzare il rapporto tra scienza, scuola e società e avvicinare i giovani al mondo della ricerca, promuovendone l’attrattività delle carriere.

Luoghi d’elezione per lo svolgimento degli eventi sono le sedi universitarie e dei centri di ricerca, ideali per dare evidenza al grande pubblico della quantità e della qualità della ricerca fatta in Puglia, sia nelle discipline scientifiche che in quelle umanistiche.

 COMUNICAZIONE NELLA PAGINE DELLE ASTROINIZIATIVE UAI

Nell'evento europeo de "la Notte dei Ricercatori", notte durante la quale tutte le Università d'Europa aprono le loro porte al pubblico, venerdi 26 settembre, su invito del Prof. Francesca Strafella, docente e direttore del dipartimento di fisica dell'Università del Salento, le associazioni A.S.L.A. e C.R.A. saranno presenti con la loro attività divulgativa.
 

 

 

22 SETTEMBRE 2008:

Arriva l'Equinozio d'Autunno

In astronomia, un equinozio è definito come l'istante in cui il Sole raggiunge una delle due intersezioni tra l'eclittica e l'equatore celeste

La parola "equinozio" deriva dal latino e significa "notte uguale". Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni di ogni anno in cui il dì e la notte hanno la stessa durata. Per definire esattamente la lunghezza del giorno, l'alba comincia quando il sole ha superato di metà l'orizzonte e il tramonto finisce quando il sole è di metà sotto l'orizzonte. Usando questa definizione, la lunghezza del dì è esattamente 12 ore. Agli equinozi, il sole sorge all'esatto est e tramonta all'esatto ovest.

Nell'emisfero settentrionale, l'equinozio di marzo (che cade il 20 o 21 Marzo) è l'equinozio di primavera, e l'equinozio di settembre (che cade il 22 settembre, come oggi!) è l'equinozio d'autunno; nell'emisfero meridionale, questi termini sono invertiti.

 

L'altro cerchio nel cielo è l'equatore celeste, o la proiezione dell'equatore terrestre sulla sfera celeste. Poiché l'asse di rotazione della Terra è inclinato rispetto al piano dell'orbita, l'equatore celeste è inclinato rispetto all'eclittica. Due volte l'anno, il sole incrocia il piano dell'equatore terrestre. Questi due punti sono gli equinozi.

Il punto dell'equinozio di primavera del nostro emisfero è anche chiamato punto vernale (g), punto dell'Ariete o punto gamma (γ). Mentre quello dell'equinozio d'autunno è anche chiamato punto della Bilancia (ω). A causa della precessione degli equinozi questi punti non si trovano più nella costellazione da cui prendono il nome.

L'istante nel quale il Sole passa attraverso ogni punto di equinozio può essere calcolato accuratamente, così l'equinozio è un particolare istante, piuttosto che un giorno intero.

 

 

21 SETTEMBRE 2008:

Acceleratore del CERN fermo per guasto elettrico

Un banale guasto, ma è bastato a far sospendere l'attività dell'acceleratore di particelle Lhc, in attesa che venga riparato un trasformatore elettrico. Infatti la rottura ha causato problemi al "sistema di raffreddamento" come ha specificato una portavoce del Cern di Ginevra.

L'acceleratore, infatti, per poter funzionare deve essere tenuto a temperature bassissime, circa 271 gradi sottozero, molto vicina cioè allo "zero assoluto" che corrisponde a -273,15 gradi. Questo valore in particolare non può mai realmente essere raggiunto altrimenti gli elettroni si fermerebbero e la materia come la conosciamo perderebbe le sue caratteristiche, ma una temperatura estremamente vicina consente di lavorare con maggiore stabilità.

 L'Lhc e' l'acceleratore di particelle piu' grande e piu' potente del mondo: nella galleria sotteranea circolare di 27 km di circonferenza, i fisicici intendono far circolare due
fasci di particelle a oltre il 99,9% della velocita' della luce, per farli scontrare e creare una pioggia di nuove particelle, da analizzare e studiare per tentare di scoprire i segreti
dell'Universo. Dopo 20 anni di preparativi, lo scorso 10 settembre il Cern (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) ha celebrato il primo giro di un fascio di particelle
lungo i 27 km dell'Lhc. Nelle prossime settimane, a poco a poco, i fasci di particelle sarano fatti entrare in collisione.

 

 

20 SETTEMBRE 2008:

La Luna occulta le Pleiadi

Nella notte tra venerdì 19 settembre e il sabato 20, si verificherà un’occultazione radente delle Pleiadi da parte della Luna.

Si tratta di un evento alquanto spettacolare dal momento che è visibile in tutta l’Italia a partire più o meno dalle 3:30 (ora legale) fino a quando comincia ad albeggiare.

In questo caso la Luna effettua un’occultazione radente in quanto occulta solo alcune stelle periferiche dell’ammasso stellare M45, più comunemente noto come “Pleiadi“: altre volte invece capita che la luna si immerga ben all’interno dell’ammasso stesso ed allora nel giro di poche ore avvengono decine di occultazioni! La mattina del 20 settembre dunque la Luna nasconderà alcune stelle dell’ammasso, tra le quali la più luminosa è quella denominata Taygeta. In questo caso, invece di fornire un gran numero di tabelle con gli orari di inizio e fine occultazione per un certo numero di città e per un certo numero di stelle quali Taygeta stessa ed altre meno luminose, ho preferito mostrarvi una specie di anticipazione di quanto succederà con “foto” ottenute al PC con l’onnipresente programma Stellarium.

Vediamo con una serie di immagini il susseguirsi degli eventi:ore 3:30 (foto), 4:30 (foto), 4:50 (foto), 5.30 (foto) ed infine alle 6:30 (foto): in tutti i casi si parla di ora legale e le immagini rappresentano la situazione dell’evento come la si vede direttamente, con la luna che con il passare del tempo sembra ruotare su se stessa.

In un certo senso spero di mettere l’acquolina in bocca agli amici astrofili, che immagino non si lamenteranno di una levataccia quando ancora è buio (tanto poi il giorno dopo è sabato e magari ci si può riposare…), per assistere ad un fenomeno che si può osservare in vari modi, dal più semplice al più complesso. Dimenticavo di dire che la Luna è comunque ben alta nel cielo ed è solo per un caso (in realtà una complessa combinazione del moto sulla sfera celeste del nostro satellite e della terra stessa) che la Luna non vada a coprire tutto l’ammasso stellare!

Già ad occhio nudo dunque si vedrà la Luna calante con a fianco un gruppetto di stelle che ogni buon astrofilo dovrebbe saper ben riconoscere e trovare: ricordo che si trova nella costellazione del Toro, (foto) non lontano dalla stella più luminosa Aldebaran (α Tau) a sua volta circondata da un altro interessante gruppo di stelle denominate “Iadi” (con l’accento sulla “i” iniziale!).

Già se si ha a disposizione un binocolo o anche un piccolo cannocchiale, si potrà avere una visione nettamente migliore dell’evento. Invece con un telescopio più grande si potrà seguire molto bene l’avvicinamento di varie stelle delle Pleiadi da parte della Luna ed alcune di esse saranno poi nascoste, per riapparire più tardi da un altro punto del bordo lunare.

Fotograficamente vi dico quello che farò io, se il tempo sarà buono: userò la mia fida Nikon digitale, con uno zoom da 210mm, connessa al mio portatilino via USB. Purtroppo però dal mio balconcino (al primo piano e con palazzi vicini…) già lo so che dovrò fare i salti mortali per ottenere qualcosa di decente…

 

 

 

14 SETTEMBRE 2008:

Scoperto un enorme ammasso di galassie

La scoperta è paragonabile al classico ago nel pagliaio. Gli astronomi stimano che di ammassi così grandi - si sta parlando di circa un migliaio di volte la massa della nostra Via Lattea - ce ne siano davvero pochi, dunque riuscire a individuarne uno è un vero scoop. In questo caso, poi, anche la buona sorte ci ha messo lo zampino. L'individuazione iniziale di 2XMM J083026+524133 (questa la sigla con la quale l'oggetto è stato catalogato) era avvenuta quasi per caso, mentre gli astronomi stavano studiando con XMM-Newton un altro oggetto celeste posto nelle vicinanze. Ma è stato solo grazie a un sistematico lavoro di analisi delle sorgenti del catalogo di XMM-Newton che il team di George Lamer (Astrophysikalisches Intitut di Potsdam in Germania) si è imbattuto in J083026 scoprendo finalmente le sue reali dimensioni.


I primi dubbi sono sorti quando, incrociando i dati di XMM-Newton con quelli della Sloan Digital Sky Survey, gli astronomi non hanno scorto nessuna controparte ottica, segno che quella sorgente X non era affatto vicina, ma doveva essere collocata a distanze cosmologiche. Solamente grazie alle immagini profonde ottenute con il Large Binocular Telescope in Arizona è stato possibile scoprire che quell'oggetto misterioso era in realtà un ammasso di galassie. L'analisi dettagliata dello spettro X raccolto in circa 24 ore complessive di osservazioni da XMM-Newton ha quindi confermato che il redshift in gioco è di circa 0.99 - dunque la distanza è valutabile in circa 7.7 miliardi di anni luce - e la temperatura del gas presente tra le galassie si aggira intorno ai 95 milioni di K. Questi dati rendono J083026 il più caldo e il più brillante ammasso di galassie nel dominio X tra quelli caratterizzati da redshift superiore a 1 conosciuti finora.

Non solo. Utilizzando i correnti modelli, Lamer e collaboratori hanno stimato che la massa complessiva dell'ammasso si aggirerebbe in circa 560 mila miliardi di masse solari, equivalenti più o meno alla massa di circa 1000 galassie come la nostra: un ammasso davvero gigantesco, dunque.
Poichè la nascita e l'evoluzione degli ammassi di galassie come J083026 dipende strettamente dai parametri cosmologici, è evidente come una simile scoperta e le informazioni che può fornire possano aiutare non poco i cosmologi nel loro arduo compito. E magari gettare un po' di luce anche su quella misteriosa componente dell'universo chiamata energia oscura.

 

 

11 SETTEMBRE 2008:

Il Super acceleratore CERN è in funzione

Ieri due lunghi applausi quando i fasci di protoni hanno completato il loro percorso in senso orario e antiorario. Poi una breve pausa nella notte. Ma l'esperimento di fisica più importante degli ultimi tempi non può aspettare. Gli scenziati del Cern di Ginevra hanno ripreso l'esperimento per scoprire i segreti della nascita dell'universo grazie al Large Hadron Collider, l'acceleratore più grande del mondo che è partito ieri dopo 20 anni di incredibile lavoro del gotha della fisica mondiale. Completato con successo il primo giro del fascio di protoni iniettati è stato osservato un lampo, forse per interazione protone-protone. Oggi inizia la fase rodaggio del gigante, tutto ok nelle prime 24 ore.

Oggi è iniziata una nuova fase di collaudo. «Da ieri sera - spiega il responsabile del collaudo dei sistemi tecnici dell'Large Hadron Collider, Roberto Saban - abbiamo cominciato la fase di sincronizzazione». Questa consiste nell'iniettare il fascio e nel bloccarlo dopo una sola rivoluzione completa dei 27 chilometri dell'acceleratore. «Dopo ogni rivoluzione si osserva la traiettoria dei fasci e si interviene per perfezionarla». I fasci sono stati iniettati in modo da alternare quello in senso orario e quello in senso antiorario. Un'operazione finora ripetura un centinaio di volte. «Alla fine eravamo molto stanchi e abbiamo interrotto per alcune ore nella notte. Abbiamo ripreso questa mattina presto e ora siamo entrati nella nuova fase del collaudo con il fascio».

Dopo che il fascio di protoni ha circolato nella macchina in senso orario e antiorario «a tappe forzate», adesso la macchina richiede una fase di sincronizzazione dei fasci. Per questo motivo, spiegano dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), sarà necessario far compiere ai fasci almeno un migliaio di giri. Un'operazione, questa, che richiederà alcuni giorni: impossibile, al momento prevedere quanti. Si possono immaginare i magneti come rotaie più piccole, posizionate in modo da compensare eventuali imperfezioni nella traiettorie delle particelle dovute ai grandi magneti. Il passo successivo, conclude Saban, sarà accendere i sistemi di radiofrequenza, vale a dire i motori che accelerano le particelle e che tra alcuni giorni permetteranno di iniettare i due fasci contemporaneamente.


Indietro nel tempo fino al Big Bang. Lhc consentirà agli scienziati di andare indietro nel tempo fino al Big Bang, la gigantesca esplosione che ha fatto nascere l'Universo 14 miliardi e più di anni fa. Un viaggio a ritroso nella storia della vita per cercare la "
particella di Dio", il bosone di Higgs. Con il suo lavoro, Lhc andrà a caccia di quelle particelle che c'erano in quel primo potentissimo respiro del cosmo e che gli scienziati, fino ad ora, non hanno mai potuto vedere ma solo ipotizzare.

Rubbia: Bing Bang non più solo teoria filosofica.
«Fino a ieri il Big Bang era una categoria filosofica. Da oggi, invece, è un esperimento e al Cern è possibile simulare in maniera accuratissima le condizioni dell'universo nei suoi primi milionesimi di secondo». A spiegarlo il premio Nobel per la fisica, Carlo Rubbia. Le condizioni dell'universo così simulate verranno poi comprese, aggiunge Rubbia, «grazie alla filosofia naturale di Galileo Galilei». Il fisico avverte poi che «Lhc è una maratona, non una gara di cento metri. Oggi abbiamo dato il via, ma solo negli anni vedremo che cosa l'esperimento avrà da dirci». «Ora siamo pronti a iniziare la parte scientifica - conclude Rubbia - ma risposte già scritte non ne abbiamo: dobbiamo ora osservare la natura e leggere i suoi messaggi, sarà lei a guidarci verso le tappe successive della nostra ricerca».
 

 

 

10 SETTEMBRE 2008:

Visita al Radio Telescopio della Scuola Media D. Forlani di Conversano (Ba)

Responsabile dott. Michele Mallardi

Visita della nostra associazione con la presenza del C.R.A. di Lecce al Radio Telescopio della Scuola Media D. Forlani di Conversano (Ba) nel consueto appuntamento del mercoledì, giorno in cui il laboratorio viene aperto al pubblico dalle ore 21 alle ore 24.

Dopo l'esperienza sul Pollino con i non-vedenti e gli ipo-vedenti nel progetto-pilota durante il quale si è potuto ascoltare il "suono" del Sole, il dott. Michele Mallardi ha guidato tutti i presenti in un percorso affascinante tra l'osservazione radioastronomica e la ricezione delle immagini meteo, ovviamente non lasciando mai in secondo piano l'Astronomia, compresa quella visuale: la serata è stata completata dall'osservazione diretta della Luna e di Giove...

Ma qual è lo scopo dell'importante progetto della Scuola Media D. Forlani?

OSSERVAZIONI IN BANDA RADIO DI EMISSIONI TERMICHE
EMESSE DA OGGETTI CELESTI ALLA FREQUENZA DI 11GHZ E 43GHZ


Lo studio dell’evoluzione dell’Universo rappresenta per l’uomo una continua sfida verso l’ignoto.
Grazie ai continui progressi della scienza e della tecnologia gli esseri umani oggi hanno ha disposizione strumenti in grado di osservare, ascoltare ed infine analizzare le informazioni che provengono dai corpi celesti.
Sin dagli anni 30 grazie all’invenzione della radio e alla scoperta delle microonde la radioastronomia disciplina scientifica che si occupa di indagare l’Universo per mezzo delle onde radio ha apportato innumerevoli informazioni scientifiche che hanno contribuito a migliorare lo studio dei corpi celesti, non solo nel limitato spettro del visibile ma anche e soprattutto nella banda radio. In questa pagina saranno pubblicate le Radio osservazioni effettuate alla frequenza di 11Ghz e 43Ghz che verranno svolte nel laboratorio di Radioastronomia presente nella nostra scuola.

Che cos'è un radiotelescopio

Nella struttura più semplice si tratta di un radiometro equipaggiato con un adatto sistema di antenna, e da un radioricevitore a larga banda molto sensibile, progettato per misurare la temperatura emessa sotto forma di onde radio dai corpi celesti(Radiosorgenti).
Con il termine radiosorgente vengono identificati Stelle, Pianeti, Galassie, residui di Supernova, Quasar, Buchi Neri, in grado di emettere calore energia sotto forma di onde radio che viaggiano alla velocità della luce e che raggiungono anche il nostro pianeta. Il Radiotelescopio installato presso la nostra scuola è un sensibilissimo Radiometro a microonde in grado di misurare la temperatura dei corpi celesti alla frequenza di 11Ghz e di 42Ghz frequenze molto elevate essenti da disturbi radio di natura terrestre,offrendo quindi la possibilità di realizzare interessanti studi sull’emissione radio del nostro Sole, della Luna, dei pianeti del Sistema solare, ma anche e soprattutto su sorgenti radio celesti presenti nell’Universo.

Per i nostri studi saranno utilizzati tre sistemi di ricezione:

§         Una parabola da 1mt di diametro per lo studio del Sole a 11 Ghz.

§         Una parabola da 2,10 mt di diametro per lo studio dei corpi celesti a 11Ghz.

§         Antenna per i 42Ghz per lo studio di radio emissioni prodotte da oggetti celesti a frequenze molto elevate.

§         Telescopio ottico per osservazioni nello spettro del visibile


Le radio osservazioni saranno cosi effettuate:

§         Le ore diurne con opportuna programmazione saranno dedicate allo studio della nostra stella(Il Sole) sarà così possibile seguire le improvvise esplosioni nucleari che si sviluppano sulla superficie solare.

§         Nelle ore pomeridiane dopo il tramonto del Sole sarà invece possibile realizzare interessanti osservazioni sulle emissioni radio emesse da corpi celesti in particolare oggetti celesti che emettono onde radio( Radio Galassie,Nebulose,Stelle,Pianeti).

Infine grazie alla probabile e futura collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF/IRA) stazione di Medicina (Bologna) e Noto(Siracusa), con i dati raccolti durante le osservazioni si potranno realizzare alcune mappe di emissione, cioè la possibilità di ricostruire
la forma la distanza la velocità e le dimensioni degli oggetti radio osservati.

  

 

7 SETTEMBRE 2008:

Novità dalla sonda Cassini

La sonda Cassini, lanciata nell’ottobre del 1997 ed in orbita intorno a Saturno dal luglio del 2004, ha scoperto un anello debole e parziale coorbitante con il piccolo satellite Anthe ed ha confermato la presenza di un altro anello parziale in orbita con una seconda luna, Metone. E’ questa un’ulteriore conferma che la maggior parte dei satelliti interni di Saturno orbitano insieme ad anelli completi o parziali.

Immagini recenti della sonda Cassini rivelano materiali, detti archi di anelli, che si estendono prima e dopo le piccole lune Anthe e Metone, lungo la loro orbita. Le nuove scoperte indicano che l’influenza gravitazionale delle lune vicine sulle particelle degli anelli può essere un fattore determinante per la formazione di un anello completo oppure ad arco.

I due satelliti Anthe e Metone orbitano Saturno in orbite particolari, dette risonanti, dove la gravità della luna più vicina (Mimas) disturba le loro orbite. Le risonanze gravitazionali sono anche la causa di parecchie strutture caratteristiche degli anelli di Saturno. Mimas infatti fornisce una spinta gravitazionale regolare ad ognuna delle lune: la forza d’attrazione causa uno slittamento in avanti ed indietro della luna nella regione a forma di arco, lungo la propria orbita: è quello che riporta Nick Cooper, un associato alla Cassini Imaging Team. Cooper dice : “Quando ci siamo accorti che gli archi di anello delle lune Anthe eMetone erano molto simili alle regioni nelle quali le lune si muovono avanti e indietro lungo la propria orbita a causa della risonanza di Mimas, allora sapevamo di aver trovato una possibile relazione causa-effetto.”

Anthe (in alto a sinista) e Metone (in basso a destra)

Gli scienziati pensano che i deboli archi di anello di Anthe e Metone consistono sicuramente di materiale proveniente da queste piccole lune a causa dell’impatto di micrometeoriti. Questo materiale non si sparge uniformemente intorno a Saturno, a formare un anello completo, proprio a causa della risonanza orbitale con Mimas: è dunque questa interazione a confinare le particelle di materiale in un piccola regione lungo le orbite delle lune stesse.

Quello scoperto è stato il primo riscontro di un arco di materiale vicino ad Anthe, mentre l’arco di Metone era stato già scoperto dal Magnetospheric Imaging Instrument della sonda Cassini e le nuove immagini ne confermano la presenza. Le immagini precedenti mostravano deboli anelli in corrispondenza di altre piccole lune sia all’interno che all’esterno degli anelli principali di Saturno: i satelliti in questione sono Pan, Giano, Epimeteo e Pallene. Inoltre la Cassini aveva precedentemente osservato un arco all’interno dell’anello G, uno degli anelli maggiori, ma debole, di Saturno.

“Questo è probabilmente lo stesso meccanismo responsabile della creazione dell’arco nell’anello G” diceva Matthew Hedman, un associato dell’università di Ithaca, NY. Hedman ed i suoi colleghi dell’Imaging Team avevano precedentemente determinato che l’arco dell’anello G è mantenuto dalla risonanza gravitazionale di Mimas, così come accade per i nuovi archi. “Proprio l’arco di Anthe sembra essere simile al materiale che vediamo nell’arco dell’anello G, dove le particelle più grandi risultano ben visibili. Si potrebbe pure speculare che se Anthe si frantumasse, i suoi materiali espulsi potrebbero formare una struttura simile a quella dell’arco dell’anello G”, dice Hedman.

Ulteriori analisi da parte degli scienziati indicano che, mentre l’influenza gravitazionale di Mimas mantiene gli archi di Anthe e Metone al loro posto, il materiale che orbita con le lune Pallene, Giano ed Epimeteo non è soggetto a tali forze risonanti molto potenti ed è dunque libero di spargersi intorno al pianeta, formando così anelli completi senza archi.

Le intricate relazioni tra questi archi di anello e le lune sono appena uno dei tanti meccanismi che esistono nel sistema di Saturno. Il Prof. Carl Murray, membro dell’Imaging Team, anche lui dell’Università di Londra, dice “Ci sono molti esempi nel sistema saturniano di lune che creano strutture all’interno del sistema di anelli e disturbano altri satelliti. Comprendere queste interazioni e studiarne le origini può aiutarci a dare un senso a tutto quello che vediamo nelle immagini della sonda Cassini”.

 

 

 

6 SETTEMBRE 2008:

Rosetta ha raggiunto l'asteroide Steins

Le prime immagini dell’asteroide dopo il fly-by del 5 settembre.
La sonda ESA Rosetta ha effettuato, il 5 settembre 2008, uno storico incontro ravvicinato con l’asteroide (2867) Steins. I primi dati e le prime immagini rimandate a Terra dalla sonda dopo il fly-by sono state presentate oggi al pubblico e ai media durante una conferenza stampa a ESOC (European Space Operations Centre) di Darmstadt, in Germania. Si tratta di dati ottenuti in buona parte utilizzando strumenti scientifici forniti alla missione dall'Italia.

“Siamo molto soddisfatti che ancora una volta gli strumenti di costruzione italiana abbiano funzionato bene" commenta Enrico Flamini, responsabile Osservazione dell'Universo dell'Agenzia Spaziale Italiana. "In particolare VIRTIS, che sta inviando immagini e sopratutto spettri bellissimi, la Wide Angle Camera (che è la parte italiana dello strumento OSIRIS), che ci ha rimandato a Terra queste immagini spettacolari, e Giada che ha controllato l'assenza di grani di polveri in prossimità dell'asteroide. Aspettiamo con fiducia altre immagini e altri dati su Steins che arriveranno nei prossimi giorni: studiare gli asteroidi è molto importante dal punto di vista scientifico, perché contengono le risposte a molte domande sull'origine del Sistema solare, e perché ci serve a valutare meglio i rischi legati a un loro impatto con la Terra".


Le immagini mostrano un oggetto di circa 5 km di diametro, la cui forma ricorda vagamente quella di un diamante.

“Steins sembra un oggetto molto interessante” prosegue Sylvie Espinasse dell’ASI. “In particolare vediamo un cratere di quasi 2 km su un asteroide di appena 5 km di diametro, testimonianza di un impatto molto violento. Poi una serie di altri crateri più piccoli perfettamente allineati che farebbero pensare all’impatto con una cometa frammentata. Dovremo studiare attentamente questi dati nelle prossime settimane, e una volta elaborate le immagini di VIRTIS avremo anche più informazioni sulla composizione. Il dato affascinante è che ogni volta che studiamo un asteroide ci rendiamo conto che sono tutti oggetti unici, completamente diversi l‘uno dall’altro”.

Studiare gli asteroidi (la loro composizione chimica e mineralogica, le proprietà della superficie, le tracce di impatti con altri copri) può dare preziose informazioni sull’ “infanzia” del Sistema solare. La comunità scientifica italiana è fortemente impegnata in questo campo, come testimonia la partecipazione di assoluto rilievo alla missione DAWN della NASA, partita lo scorso anno alla volta di Cerere e Vesta.

Il passaggio su Steins (che è stato preceduto da due fly-by della Terra nel 2005 e nel 2007 e uno di Marte nel 2007) è il primo grande impegno scientifico della sonda ROSETTA lungo il suo tragitto, la cui destinazione finale è la cometa Churyumov-Gerasimenko, che verrà raggiunta nel 2014 e su cui la sonda invierà il lander Philae per prelevare e analizzare campioni. Dopo Steins e prima della cometa, ROSETTA studierà da vicino anche un altro asteroide molto più grande, Lutetia, che verrà raggiunto nel 2010.
 

 
 

4 SETTEMBRE 2008:

Osservato il cuore della Via Lattea

Da ricercatori del Massachusetts Institute of Technology

 

 

Un gruppo di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit) ha ottenuto la piu' nitida immagine del centro della via Lattea. Si tratta anche del piu' vicino 'sguardo' mai dato ai confini di un buco nero, quello che si sospetta sia nel cuore della galassia. Per acquisire i dati, i ricercatori hanno realizzato una tecnica su misura chiamata Very Long Baseline Interferometry (Vlbi), che aprirebbe la strada alla fisica dei buchi neri e alle osservazioni del centro della via Lattea.

 

 

3 SETTEMBRE 2008:

Inseguendo l'asteroide Steins

Da qualche settimana la sonda Rosetta, svegliata dallo stato di ibernazione strumentale nel quale era stata posta, sta puntando l'asteroide (2867) Steins sia con le usuali fotocamere impiegate per la navigazione, sia con il sistema OSIRIS (Optical, Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System). L'obiettivo è quello di definire l'orbita dell'asteroide con la maggior precisione possibile, riducendo l'errore dei dati attuali da circa 100 a solamente 2 chilometri, così da pianificare al meglio la manovra orbitale correttiva prevista per metà agosto e, cosa più importante, ottimizzare il flyby del prossimo 5 settembre, allorchè la sonda dell'ESA transiterà solamente a 800 chilometri di distanza dal corpo celeste.


"Per le prime tre settimane di questa campagna osservativa - precisa Andrea Accomazzo, Operations manager della sonda presso il centro ESA di Darmstadt in Germania - sarà solamente OSIRIS che, grazie alla sua vista acuta, potrà individuare l'asteroide. A partire da una decina di giorni prima dell'incontro, però, anche le due fotocametre di navigazione della sonda potranno finalmente tenere sotto controllo Steins". Il programma osservativo prevede che per le prime tre settimane d'agosto Rosetta inquadri l'asteroide due volte alla settimana, mentre a partire dal 25 e fino al 4 settembre, dunque alla vigilia del flyby, le rilevazioni si infittiranno diventando quotidiane.
E' la prima volta nell'intera storia della missione Rosetta che OSIRIS viene utilizzato praticamente quale strumento astrometrico. Il lavoro della sofisticata apparecchiatura di ripresa, però, fornirà anche altre importanti informazioni su Steins oltre alla sua precisa collocazione in cielo. I dati raccolti attraverso le osservazioni, infatti, permetteranno di ricostruire con precisione la curva di luce dell'asteroide, fornendo agli astronomi addizionali informazioni sia sulla forma del corpo celeste sia sulle caratteristiche del suo moto di rotazione.


Il meglio di sè, però, Rosetta dovrà darlo il 5 settembre, quando un'altra serie di immagini ravvicinate di un asteroide andrà ad arricchire gli archivi dei planetologi e farà nuovamente emozionare tutti gli appassionati.

  

 

1° SETTEMBRE 2008:

Di ritorno da "Sotto il Cielo del Pollino" - Pollino Sky Festival

Mi sembra doveroso informarvi su un evento che si è tenuto a San Severino Lucano nel cuore del Parco Nazionale del Pollino il 29 ed il 30 agosto. L’A.S.L.A. la nostra associazione ha sostenuto il C.R.A. Centro Ricerche Astronomiche di Lecce in un progetto “pilota” rivolto a chi è meno fortunato di noi come lo sono i non vedenti o gli ipo-vedenti che ha dato loro la possibilità di “ascoltare” il suono delle stelle. Con la collaborazione di Michele Mallardi, radioastronomo (info su radioastronomia.com) e l’Unione Italiana Ciechi, sezione di Potenza, con il patrocinio del Comune di San Severino Lucano e della Pro Loco del Pollino, in concomitanza col Raduno di astrofili (“Sotto il Cielo del Pollino” - Pollino Sky Festival), la prima esperienza di adio-ascolto del Sole per i non vedenti è stata un piccolo successo.

Ideato dal sig. Ferdinando De Micco, socio e responsabile delle attività didattiche dell'associazione C.R.A. di Lecce, ha visto, all'interno del raduno astrofili, per la prima volta i ragazzi della sezione di Potenza dell'Unione Italiana dei ciechi, i veri protagonisti della manifestazione. Hanno ascoltato la voce del Sole grazie alla collaborazione tecnica del dott. Michele Mallardi.
Interessante inoltre la scelta del sottofondo musicale è stata curata dal prof. D'Elia Corrado di Lecce.

Questo progetto vuole essere la dimostrazione che il Cielo è un bene di tutti, anche dei disabili. Con la speranza che tale progetto in un futuro prossimo possa trovare spazio anche in Puglia, ma soprattutto nel Salento, l’A.S.L.A. si impegnerà a portarlo avanti, poiché l’Astronomia amatoriale non è soltanto semplice osservazione…