ARCHIVIO ASTRONEWS: settembre 2009

 

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24 SETTEMBRE 2009:

 Acqua sulla Luna: cosa c'è di vero?

Potrebbe essere l'ultimo capitolo di una storia che va avanti da secoli. Quella che vede gli esseri umani arrovellarsi per rispondere ad una domanda semplicemente complessa: sulla luna c'è acqua? Ovvero: e possibile vivere sulla luna? Giovedì prossimo la Nasa potrebbe dare a questa questione epocale una risposta affermativa. Risposta che giungerà dal modulo LRO - acronimo che sta per Lunar Reconnaissance Orbiter - che l'agenzia spaziale americana ha lanciato in orbita lo scorso 18 giugno con un unico obbiettivo. Quello di sparare sul polo sud della luna un grosso proiettile per far sollevare una quantità sufficiente di detriti da analizzare.

L'LRO è tuttora impegnato nel dar vita al più completo servizio fotografico mai fatto al nostro satellite. Fotografie ad altissima risoluzione che data la loro accuratezza hanno già fornito delle prime tracce per poter elaborare ipotesi scientificamente fondate. La mappatura termica del lato oscuro della luna ha mostrato che la temperatura della regione, piena di crateri polari, è di -238 gradi Celsius. "Il posto più freddo dell'intero sistema solare", ha commentato lo scienziato Richard Vondrak che collabora con la Nasa per questo progetto. In questa landa astrale desolata alcuni strumenti a bordo dell'LRO hanno rilevato una presenza notevole di idrogeno. Risultati simili sono stati osservati anche dal Chandrayan-1 una missione indiana che ha come obiettivo quello di fornire un'accurata mappa dei minerali presenti sul satellite.

E dove c'è idrogeno c'è acqua, suggeriscono alla Nasa. Quantità ancora più elevate del gas sono state riscontrate al Polo Sud della Luna. Qual è la causa di questo eccesso di idrogeno? Vondrak afferma che "si potrebbe trattare del fatto che l'acqua sulla luna è arrivata molto più recentemente di quanto finora ipotizzato dagli scienziati". Si smentirebbe così un'altra vulgata dell'astronomia cioè quella in base alla quale si ritiene che se acqua c'è sul nostro satellite, essa è imprigionata nelle sue profondità.

C'è però un margine d'incertezza dovuto al fatto che alla Nasa non sono onniscienti. Infatti l'impatto del proiettile era stato previsto in una zona diversa da quella che ha dato questi risultati. Bisognerà quindi aspettare e sperare che tra i detriti sollevati dall'LRO ci sia del ghiaccio. Il cratere prescelto per essere amichevolmente bombardato è il Cabeus A, le cui fotografie ad infrarossi non hanno dato risultati completamente rassicuranti in merito alla presenza di idrogeno
 
 

 21 SETTEMBRE 2009:

 Quel vento solare che disturba la vita terrena

Fisici americani scoprono che anche in fase di scarsa attività della nostra stella i flussi di radiazioni e particelle possono essere molto intensi

Il Sole può lanciare verso la Terra pericolosi flussi di radiazioni e di particelle anche quando raggiunge il minimo del suo ciclo undecennale di attività -come in questo periodo- e la sua superficie appare priva di macchie solari. La scoperta, fatta da un numeroso gruppo di ricercatori americani e annunciata sul Journal of Geophysical Research, arriva proprio mentre si sta prolungando un eccezionale minimo dell'attività solare che lascia sbalorditi gli stessi scienziati. «Per ora il Sole ci riserva una sorpresa dopo l'altra - ha dichiarato Sarah Gibson, portavoce del gruppo e geofisica al National Center for Atmospheric Research (NCAR) di Boulder, Colorado-. Finora si pensava che il cosiddetto vento solare toccasse i livelli più bassi in corrispondenza del minimo dell'attività, quando anche le macchie quasi scompaiono dalla sua superficie. Invece, studiando il comportamento della nostra stella, durante l'ultimo minimo del 2008, e confrontandolo con il precedente minimo del 1996, abbiamo trovato che questa convinzione non è fondata: il vento solare può investire la Terra come un lanciafiamme anche quando non ci sono macchie».

 
 

18 SETTEMBRE 2009:

 La "scansione" dell'Universo primordiale

Il satellite dell'ESA ha prodotto la "scansione" iniziale dell'Universo primordiale

Planck, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per lo studio dell’Universo primordiale, in orbita nel secondo punto lagrangiano, a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, ha iniziato a osservare regolarmente il cielo il 13 agosto scorso. Nelle settimane precedenti, gli strumenti della «macchina del tempo» dell’ESA erano stati messi a punto per raggiungere prestazioni ottimali. I rivelatori stanno mostrando caratteristiche eccellenti, pienamente all’altezza delle attese create dalle prove a terra. La loro stabilità nel lungo periodo, in vista dell’inizio delle operazioni previste dal programma scientifico, è stata verificata con un test osservativo.

L’osservatorio a microonde Planck dell’ESA è la prima missione europea progettata per studiare il fondo cosmico a microonde — la radiazione fossile prodotta dal Big Bang. Ruotando attorno al proprio asse, il satellite genera nel tempo mappe dell’intero cielo alla lunghezza d’onda delle microonde. Nel fare ciò, Planck misura le impercettibili fluttuazioni di temperatura nel fondo cosmico a microonde (CMB), la prima luce dell’Universo. Per almeno 15 mesi, i due potenti strumenti a bordo di Planck raccoglieranno ininterrottamente dati fondamentali per le teorie che descrivono la nascita e l’evoluzione dell’Universo.

 
 

12 SETTEMBRE 2009:

L'A.S.L.A. alla "Notte Bianca dei Bambini" a Sternatia (Le)

Sabato 12 settembre, il centro storico di Sternatia si trasforma in un luogo fantastico, a misura di bambino. Saranno proprio loro i protagonisti di questa Notte Bianca che giunge quest’anno alla terza edizione. Tutti i bambini sono invitati a trascorrere in allegria e spensieratezza l’ultima notte estiva prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Una serata all’insegna della fantasia e della creatività, durante la quale ogni bambino potrà mettere in moto la propria immaginazione grazie alla presenza di artisti di strada, di vari spettacoli e laboratori ricreativi e dei Ludobus, Spettacolo Finalista al Premio Scenario Infanzia 2008 Storia di un uomo e della sua ombra (Mannaggia ‘a mort). Le attrazioni della serata saranno il gruppo Kenyota dalla scuola di circo di Torino e il gruppo Riciclato Circo Musicale che produrrà suoni ed effetti speciali utilizzando strumenti creati con materiali di scarto.
Grazie all'attività della nostra associazione, i "piccoli protagonisti" potranno ammirare le bellezze della creazione con i telescopi della nostra associazione:
la nostra Luna, il grandissimo pianeta Giove, ammassi stellari, nebulose...
e l'immancabile mostra itinerante "Astronautics ...dallo Sputnik all'Apollo", con tante curiosità ed attrazioni per "grandi e piccini"

 

 

 12 SETTEMBRE 2009:

 Il Telescopio Hubble torna con favolose immagini

Nuove immagini dal telescopio spaziale, più potente che mai dopo l'intervento dello Shuttle lo scorso maggio

Hubble è tornato, ed è più in forma che mai. Lo dimostrano le splendide nuove immagini diffuse oggi, le prime dopo la missione dello Shuttle Atlantis che lo scorso maggio ha rimesso in ordine gli strumenti del telescopio, estendendone la vita operativa fino almeno al 2014. Le nuove immagini, che comprendono “classici” soggetti di Hubble come galassie, supernovae, ammassi stellari e nebulose, sono state ottenute usando quattro dei sei strumenti ora a bordo, e sono state presentate a Washington, presso il quartier generale della NASA. Sopra: la nebulosa "Farfalla", nella costellazione dello Scorpione 

In particolare, a entusiasmare gli scienziati è la qualità delle immagini ottenute con la Wide Field Camera 3, uno dei due nuovi strumenti (l’altro è il Cosmic Origins Spectrograph) installati durante la missione di Aprile. “Non potevamo davvero chiedere di più in quanto alla qualità delle nuove immagini” conferma Keith Noll, che guida il gruppo di lavoro su Hubble allo Space Telescope Science Institute di Baltimora, responsabile di queste osservazioni. "I soggetti che abbiamo scelto di riprendere rivelano al meglio l’ampia gamma di possibilità del nuovo Hubble." Sotto: un getto di gas nella costellazione della Carena.

 
 

9 SETTEMBRE 2009:

Ed ora Marte ha la sua "impronta"

Grazie al sensore ottico della sonda Mars Reconnaissance che orbita a 300 km d'altezza sul pianeta rosso

Marte così non l'avevamo ancora visto: le spettacolari immagini provengono dal sensore ottico dell’High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) montato sulla sonda spaziale Mars Reconnaissance. Le istantanee sono state realizzate da 300 chilometri di distanza sopra il pianeta rosso, ma sembrano fatte al microscopio. Tra le tante foto catturate tra aprile e agosto di quest'anno - pubblicate ora dalla Nasa - la più curiosa è sicuramente «l'impronta di Marte» - nella regione del Coprates, una parte dell'enorme sistema di canyon conosciuto come Valles Marineris, che si estende per oltre 4 mila km lungo l'equatore di Marte.

Per gli scienziati il suolo a onde dimostra innanzitutto un continuo cambiamento climatico per milioni di anni. Sul pianeta, con una temperatura media di meno 55 gradi, una volta probabilmente regnava un clima molto più caldo e umido. I ricercatori discutono ancora se su Marte ci sia stata anche l'acqua, poi evaporata; poco probabile finora è invece la presenza di vita. Forme primitive, come microrganismi nel suolo, sono però in ogni caso ipotizzabili.

 
 

 5 SETTEMBRE 2009:

Una "super" nana bianca pronta ad esplodere

La scova l'XMM-Newton

Da 12 anni gli astronomi si chiedevano che razza di oggetto fosse quello che emanava raggi X vicino alla luminosa stella HD 49798. Finalmente lo hanno scoperto, e la risposta li ha lasciati sbalorditi. Grazie all’eccezionale  sensibilità del telescopio orbitante dell’ESA XMM-Newton, un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) ha appena dimostrato che si tratta di una nana bianca, piccole stelle morenti di debolissima luminosità, dalle caratteristiche fuori dall’ordinari. Pur avendo un diametro di quasi 7.000 chilometri, pari solo a circa metà di quello della Terra, è una tra le più massicce mai scoperte e quella che ruota con la maggior velocità finora conosciuta: impiega appena 13 secondi per compiere un giro completo. Se solo questa rotazione fosse un poco più rapida, la sua struttura non reggerebbe l'enorme forza centrifuga prodotta e la stella si distruggerebbe. Già questa caratteristica fa di RX J0648 una vera e propria rarità nel panorama dei corpi celesti. Ma la cosa più sorprendente è che questa scoperta, appena annunciata sulla rivista Science, è stata possibile “per un soffio”, in tempi cosmologici. Infatti RX J0648-4418 – questa  è la sua sigla – sta per esplodere. Tra qualche  milione di anni, questa nana bianca si disintegrerà, collassando in una Supernova sotto il suo stesso peso.