ARCHIVIO ASTRONEWS: aprile 2012

 

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25 aprile 2012:
Strane spirali su Marte... tranquilli, sono tracce di antiche eruzioni!
Disegnate da un mix di eruzioni e inondazioni
Sulla superficie di Marte colate laviche hanno disegnato grandi strutture a forma di spirale che assomigliano a lumache o gusci di nautilus, molto simili a strutture analoghe esistenti in pochi luoghi della Terra. Mai prima d'ora strutture come queste erano state individuate su Marte.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, si deve allo studente Andrew Ryan, dell’Arizona State University , e si basa sull'analisi di centinaia di immagini inviate a Terra dalle missioni della Nasa Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) e Mars Odyssey. Per la prima volta è possibile spiegare l'origine delle valli che si trovano nella zona equatoriale di Marte, che sembrano essere state modellate dall'interazione tra flussi di lava e le inondazioni d’acqua.

Secondo le teorie finora accreditate, le lastre presenti in queste aree di Marte nascondevano strati di ghiaccio; nella regione marziana di Cerberus Palus i ricercatori ne hanno contate almeno 200.
Sono strutture molto simili a quelle presenti in alcune località sulla Terra. Ad esempio nelle colate di lava delle Hawaii, o nelle colate sottomarine nei pressi della frattura delle Galapagos, nei fondali dell'Oceano Pacifico. Le spirali si formano nei flussi dove c'è uno sforzo di taglio, ossia dove i flussi si muovono uno accanto all'altro a velocità o direzioni diverse. A causa di questi movimenti frammenti di crosta di lava, gommosi e plastici, si possono staccare ed arrotolarsi. Rispetto alle spirali di lava esistenti sulla Terra, le dimensioni di quelle che si trovano su Marte sono sorprendenti. Su Marte la spirale di lava più grande ha un diametro di 30 metri, molto più grande rispetto a qualsiasi spirale di lava conosciuta sulla Terra.

 


 

25 aprile 2012:
Su Titano, la Luna principale di Saturno, scoperto un "pezzo" di Terra.
E' un lago stagionale simile ad un 'cugino' africano
C'e' un angolo di Terra su Titano. Nell'emisfero meridionale della più grande luna di Saturno esiste infatti un lago stagionale molto simile per conformazione e condizioni climatiche alla depressione salina Etosha Pan, che si trova sulla Terra, in Namibia. A differenza del cugino terrestre, però, il lago di Titano non si copre periodicamente di acqua ma di idrocarburi liquidi.

Lo testimoniano le osservazioni raccolte dalla sonda Cassini, nata dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Il lago di Titano, già noto con il nome di 'lago Ontario', è il più grande nell'emisfero Sud della luna di Saturno. Profondo solo pochi metri, si trova in una depressione compresa all'interno di un bacino sedimentario circondato da piccole catene montuose.

Da tempo si sapeva che era composto di idrocarburi allo stato liquido, ma solo questi ultimi dati, pubblicati sulla rivista Icarus, hanno dimostrato che metano, etano e propano ne ricoprono la superficie in maniera non costante. Dalle immagini è possibile osservare dei canali scavati sul letto del lago e dei sedimenti che sembrano indicare che nel passato il liquido aveva raggiunto un livello più elevato.

Qui il letto del lago viene ricoperto d'acqua quando il livello della falda acquifera si innalza durante la stagione delle piogge. L'acqua poi evapora, lasciando traccia del suo passaggio nei sedimenti. Secondo i ricercatori, anche il lago di Titano potrebbe presentare una dinamica simile, riempiendosi di idrocarburi liquidi quando questi riemergono dal sottosuolo.

 


 

21 aprile 2012:
La Pubblicazione n° 5 della SSER Sezione Studio e Ricerca "Un COLOSSO INCANDESCENTE", curata dal socio Vitantonio Primiceri.

>>> continua...

 


 

19 aprile 2012:
Ultimo saluto dello shuttle Discovery al Kennedy Space Center.
E' diretto a Washington, nel National Air and Space Museum
Addio dello shuttle Discovery al Kennedy Space Center di Cape Canaveral. Dopo il suo ultimo viaggio alla Stazione Spaziale Internazionale, mel maggio 2010, la storica navetta della Nasa è andata in pensione e da allora è stata preparata per affrontare il suo ultimo viaggio, questa volta sul dorso di un gigantesco Boeing 747 modificato, lo Shuttle Carrier Aircraft (Sca).
Dopo 27 anni di servizio nei quali ha trascorso 365 giorni nello spazio percorrendo 5.830 orbite attorno alla Terra e più di 200 milioni di chilometri, la navetta veterana degli shuttle ha come sua ultima meta uno dei più celebri musei dell'aeronautica e dello spazio del mondo, il National Air and Space Museum di Washington.
Alla partenza del Discovery da Cape Canaveral hanno assistito circa duemila persone, tra vecchi impiegati del programma shuttle, vip, giornalisti e turisti. La folla ha salutato con una vera e propria ovazione il momento in cui la navetta ha preso il volo.
Il Discovery è il primo degli shuttle a diventare ''un pezzo da museo''. A Washington prende il posto del prototipo delle navetta Usa, l'Enterprise, che sarà esposto a New York.

 


 

14 aprile 2012:
La NASA prolunga i finanziamenti per i 3 telescopi europei.
Dalla Nasa più fondi per Kepler, Spitzer e Planck
Missione più lunga del previsto per i telescopi spaziali Kepler, Spitzer e Planck. La Nasa ha infatti deciso di aumentare i finanziamenti destinati alle missioni di osservazione dello spazio.

In seguito alla revisione economica delle missioni astrofisiche 2012, la Nasa ha deciso di estendere tre missioni associate al Jet Propulsion Laboratory (Jpl) di Pasadena: Kepler, Spitzer e la parte statunitense della missione Planck dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa).

''Questo significa che gli scienziati possono continuare ad utilizzare i tre veicoli spaziali per studiare ogni fenomeno a partire dalla nascita dell'universo con Planck'', ha commentato Michael Werner, responsabile scientifico per l'astronomia e la fisica al Jpl. Galassie, stelle, pianeti, comete e asteroidi continueranno ad essere studiate con Spitzer, ''mentre Kepler è fondamentale per determinare quale percentuale di stelle potrebbe ospitare pianeti potenzialmente abitabili''.

L'attività di Kepler potrà proseguire fino al settembre 2016 e fino ad allora potrà continuare ad andare in cerca di pianeti simili alla Terra che in altri Sistemi Solari occupano la cosiddetta zona abitabile, ossia la regione in cui può esistere acqua allo stato liquido. Spitzer, lanciato nel 2003, continuera' a fornire alla comunità astronomica le sue preziose immagini a infrarossi. Tra i compiti della sua missione, l'osservatorio sta sondando le atmosfere di pianeti al di là del nostro Sole e indagando le emissioni di luce di alcune tra le piu' distanti galassie conosciute.

La Nasa, infine, prolunghera' di un anno la partecipazione degli Stati Uniti alla missione europea Planck, in particolare per il centro elaborazione dati statunitense della missione. Lanciato nel 2009, Planck sta raccogliendo dati che risalgono all'origine dell'universo, nella fase appena successiva al Big Bang.

 


 

11 aprile 2012:
La Luna sempre più simile alla Terra.
E' costituita in gran parte da materiali terrestri.
La 'parentela' tra Luna e Terra potrebbe essere piu' stretta del previsto: la maggior parte dei materiali che costituiscono il nostro satellite sarebbe infatti di origine terrestre, e sarebbe stata strappata dalla Terra ancora 'bambina'. A rivelarlo e' uno studio dell'università di Chicago pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.

Come in un test del Dna per corpi celesti, i ricercatori guidati da Junjun Zhang hanno messo a confronto le diverse forme assunte dagli atomi di titanio (ovvero gli isotopi) sulla Terra e sulla Luna. Hanno così scoperto che, da questo punto di vista, i due corpi celesti sarebbero quasi 'gemelli': il rapporto fra i vari isotopi del titanio presenti sulla Terra è infatti praticamente identico a quello lunare.


Quello che apparentemente potrebbe sembrare una cosa di poco conto, rischia in realtà di riscrivere almeno in parte la storia della nascita della Luna. La teoria più accreditata, quella del cosiddetto 'impatto gigante', vorrebbe il nostro satellite nato da un grande scontro avvenuto oltre 4 miliardi di anni fa tra la Terra ancora bambina e un corpo celeste delle dimensioni di Marte chiamato Theia. Le simulazioni di questo impatto hanno finora dimostrato più volte che dal mantello della Terra primordiale sarebbe derivato non più del 60% del materiale che avrebbe poi formato la Luna: la parte restante sarebbe arrivata invece da questo misterioso Theia che, secondo l'ipotesi più diffusa, avrebbe dovuto avere una composizione chimica diversa da quella del mantello terrestre. Questo nuovo studio dimostra invece che questa ipotetica 'impronta' chimica lasciata da Theia non sarebbe rilevabile, lasciando agli astronomi ancora un difficile rompicapo da risolvere.
 

Al momento la teoria dell'impatto è quella più credibile, l'unica a giustificare l'età della Luna (più giovane della Terra) e la particolare inclinazione della sua orbita. La ricetta è ancora quella giusta bisogna solo capire l'esatta quantità degli ingredienti''.

 


 

5 aprile 2012:
Più di 20.000 gli "oggetti" che orbitano intorno la Terra.
Sono detriti, solo il 5% sono satelliti attivi
Sono almeno 20.000 gli oggetti che vagano attorno alla Terra, ma di questi soltanto il 5% sono satelliti attivi: ''per il resto sono oggetti non utilizzati o frammenti''.
Dalla Terra è possibile individuare oggetti di dimensioni superiori a 5 centimetri, e secondo le stime della Nasa i detriti spaziali potrebbero essere complessivamente circa 500.000.
Proprio uno di questi frammenti, un pezzo del satellite russo Cosmos-2251, recentemente è passato a ‘soli’ 23 chilometri dalla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), costringendo gli astronauti a prepararsi all'evacuazione.

E’ la terza volta dall’inizio della missione che l’equipaggio della stazione orbitale rischia una collisione contro detriti spaziali. Rilevato il frammento troppo tardi per poter cambiare la traiettoria della Stazione Spaziale, gli astronauti hanno applicato la procedura precauzionale. L'equipaggio ha quindi chiuso le paratie che isolano i moduli dell’Iss e si è riparato all'interno della navetta d'emergenza Souyz, ancorata alla stazione orbitale, fino al cessato allarme.
Il frammento del satellite russo è il risultato della collisione avvenuta nel febbraio del 2009 con il satellite statunitense Iridium-33. Questi piccoli oggetti possono viaggiare a velocità elevate, fino a 28.000 chilometri all’ora, abbastanza da poter danneggiare un satellite o un veicolo spaziale.


Gli inconvenienti creati da un ambiente ostile come lo spazio, come le recenti tempeste solari, possono diventare 'complici' dei detriti, aumentando i rischi di collisioni. Ad esempio, i satelliti che dovessero essere danneggiati da un tempesta magnetica, e con i quali si interromperebbero le comunicazioni, potrebbero variare la loro posizione in modo incontrollato.
I rischi minori li corrono i satelliti che si trovano in orbita bassa, a circa 700 chilometri d’altezza. Sono infatti meno soggetti agli effetti delle radiazioni solari, che tendono verso i poli e perdono energia interagendo con il campo magnetico terrestre. ''In questo caso - osserva Portelli - l’eventuale satellite danneggiato sarebbe influenzato dalla presenza di molecole d’aria in alta atmosfera, che creano un lieve effetto di attrito''.
I satelliti che si trovano nell'orbita geostazionaria, comincerebbero a deviare per effetto del vento solare o dell’attrazione lunare, deformando l’orbita in modo sensibile, e non sarebbe possibile spostali nell’orbita cimitero: situazione che potrebbe danneggiare altri satelliti'.

 


 

2 aprile 2012:
Individuati i 5 potentissimi motori F1 dell'Apollo 11 del 1969.

Le missioni Apollo con destinazione Luna iniziavano con la poderosa spinta dei 5 motori F1 fissati alla base del primo stadio (nella foto), motori capaci di una potenza pari a circa 32 milioni di cavalli. Una volta bruciato tutto il carburante a loro disposizione, venivano sganciati assieme al primo stadio e precipitavano ad alta velocità nell'oceano Atlantico, perdendosi nelle sue profondità.


Per l'Apollo 11 ciò avvenne il 16 luglio 1969 e in quell'occasione un bambino di nome Jeff Bezos rimase così impressionato dalla missione che portò l'uomo sulla Luna, da decidere una quarantina di anni dopo di andare a cercare proprio quei motori sul fondo dell'oceano, questo però dopo essere diventato miliardario (in dollari) e aver fondato uno dei più importanti mercati presenti su Internet, Amazon.


Con l'aiuto di un team di professionisti di ricerche oceanografiche e utilizzando un sonar di ultima generazione, Bezos è riuscito a individuare alla fine di una lunga ricerca i 5 motori F1 dell'Apollo 11 a una profondità di quasi 4300 metri e ha ora intenzione di iniziare il recupero. In che condizioni siano non è ancora chiaro, ma essendo stati costruiti con materiali molto resistenti potrebbero aver sopportato discretamente la caduta e la lunga permanenza nell'acqua salata.


L'intenzione di Bezos è quella di recuperare almeno un motore, che sarà riconsegnato alla NASA affinché possa esporlo allo Smithsonian Institution's National Air and Space Museum. Un eventuale secondo motore recuperato sarà invece destinato al Seattle Museum of Flight. Complessivamente di motori F1 la NASA ne ha impiegati 65 in 13 voli fra il 1967 e il 1973, ma quelli dell'Apollo 11 hanno un valore storico sicuramente ineguagliabile.