ARCHIVIO ASTRONEWS: novembre 2014

 

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24 novembre 2014:
Samantha Cristoforetti entra nella Stazione Spaziale e poi parla con la mamma... ora sei mesi di lavoro nello spazio  (il VIDEO di 11 minuti).
 
Samantha Cristoforetti è da poche ore nello spazio.
La prima donna astronauta italiana è nella storia. 'Sam' è' stata la prima a entrare sulla Stazione spaziale internazionale (Iss), con un sorriso felice e carico di entusiasmo: ha coronato il suo sogno di bambina ed è sorpresa di trovare lo spazio ancora più bello di quanto lo immaginasse.
Dopo un lancio perfetto dalla base russa di Baikonur, nel Kazakhstan, (che Samantha ha scandito sulle note di 'The Final Countdown' degli Europe) e dopo un viaggio di sei ore nel quale ogni cosa ha funzionato perfettamente, la navetta Soyuz si è agganciata alla Iss alle 4 ora italiana.
Un'attesa di quasi due ore e poi finalmente, quando il portello si è aperto, l'astronauta italiana è stata la prima ad entrare nella Stazione spaziale, così felice da cancellare dal viso qualsiasi segno di stanchezza dopo quella che probabilmente è stata la giornata più lunga della sua vita.

E' la cinquantanovesima donna a volare tra le stelle. Nei quasi sei mesi che trascorrerà sulla Stazione spaziale ha moltissimi compiti che la aspettano: almeno 200 esperimenti in corso, che seguirà con agli altri cinque astronauti a bordo. Ci sono anche i dieci esperimenti italiani, come la stampante in 3D che in futuro permettera' di fabbricare in orbita pezzi di ricambio per i veicoli spaziali, e l'angolo bar che, oltre a rilassare gli astronauti con un caffe' espresso, permettera' di saperne di più sul comportamento dei fluidi. Nutrizione e salute sono il tema di fondo della sua missione, con ingredienti che combinerà in orbita e con un fitto programma educativo. L'astronauta dell'Agenzia spaziale europea sarà inoltre 'regista' del traffico dei veicoli adibiti alla consegna dei rifornimenti per la Stazione Spaziale. Alla guida al braccio robotico della stazione orbitale, per esempio, Samantha Cristoforetti controllerà il distacco dell'ultima navetta europea senza pilota, l'Atv 'George Lemaitre' e l'aggancio della navette Dragon, della Space X, e Cygnus, della Orbital Sciences.

 


 

21 novembre 2014:
Il 23 novembre parte la prima italiana nello spazio, Samantha Cristoforetti.
L'astronauta parteciperà alla missione "Futura" verso la Stazione Spaziale.
 

Il conto alla rovescia nella base di Baikonur non è ancora partito, ma per la prima donna italiana a volare nello spazio si cominciano già a scandire i giorni e le ore che mancano al lancio. Samantha Cristoforetti si prepara a partire per la Stazione Spaziale Internazionale a bordo della navetta russa Soyuz e il lancio è in programma alle 22,01 di domenica 23 novembre.

La missione Futura
La sua missione, 'Futura', è la seconda di lunga durata dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi)[T] in quanto rientra nell'accordo bilaterale Asi-Nasa del 1997 per la fornitura di tre moduli pressurizzati abitativi. La prima era stata 'Volare', nel 2013, con Luca Parmitano. Il simbolo di Futura, disegnato da Valerio Papeti di Torino, e' il Sole che brilla nell'alba, fra la Terra azzurra e tante stelle bianche tra le quali sfreccia la Stazione Spaziale.

Selezionata nel 2009 fra i giovani astronauti Esa
Nata nel 1977 a Milano e vissuta a Malè (Trento), Samantha Crisoforetti fa parte della nuova generazione di astronauti dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), per la quale è stata selezionata nel 2009. Oltre ad essere la prima donna astronauta italiana, attualmente è l'unica donna astronauta in Europa. Capitano dell'Aeronautica Militare Italiana, si è laureata in Ingegneria meccanica nell'università di Monaco.

Quasi sei mesi in orbita
La missione durerà quasi sei mesi, che si annunciano decisamente indaffarati: dei 200 esperimenti in programma sulla Stazione Spaziale, dieci sono italiani, compresa una stampante in 3D per futuri 'pezzi di ricambio spaziali' e un'angolo bar' tra le stelle che, oltre ad offrire un po' di relax agli astronauti aiuterà a studiare il comportamento dei fluidi.

 


 

17 novembre 2014:
Stelle cadenti d'Autunno, stanotte la massima intensità delle Leonidi.
La notte tra il 17 e 18 novembre il picco del 2° sciame meteorico dell'anno.
 

Arrivano le stelle cadenti d'Autunno, il secondo sciame meteorici dell'anno dopo quelle di agosto (le famose lacrime di San Lorenzo). Per osservarle bisogna attendere almeno la mezzanotte tra il 17 e il 18 novembre guardano in direzione est nella costellazione del Leone (vedere figura sopra), ecco perchè queste meteore vengono chiamate "Leonidi". Stando alle previsioni degli scorsi anni i dovrebbero osservare intorno le 40-50 scie luminose al'ora.

Per l'occasione SABATO 22 e DOMENICA 23 le serate al Parco saranno dedicate anche a questo evento...

Ma come si originano le Leonidi?

Sono causate dalla Cometa Tempel-Tuttle. Lo sciame visibile è formato da particelle solide emesse dalla cometa durante il suo passaggio accanto al Sole e  vengono catturate dal'atmosfera della Terra proprio in questo periodo durante il suo moto di rivoluzione, incendiandosi così per attrito ad velocità altissime, circa 72 km al secondo. Il radiante, il punto cioè da cui sembrano provenire, è localizzato nella costellazione del Leone.

Le Leonidi presentano un ciclo di piogge meteoriche ogni 33 anni (vedere rappresentazioni d'epoca sotto), pari al periodo orbitale della cometa Tempel-Tuttle: tra le  ad esse associate vanno ricordate quelle del 1698, 1799, 1833, 1866, 1966, e 2001. Per osservare la prossima pioggia meteorica delle Leonidi dovremo aspettare il 2034!
 

 


 

Una foto della cometa scattata dal lander Pilhae nella fase di atterraggio a 3 km di distanza

15 novembre 2014:
Il lander Philae a lavoro sulla cometa, anche se con qualche problema...
Sebbene stabile, non riceve abbastanza luce per ricaricare le batterie.
 

Il lander Philae della missione Rosetta sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko è stabile, gli strumenti sono al lavoro, compresi quelli relativi alle acquisizioni di immagini, ma è bloccato in una posizione scomoda, che potrebbe mettere a repentaglio la stessa durata operativa del modulo. Secondo quanto diffuso nelle ultime ore, infatti, il lander sarebbe adagiato, con una gamba in aria, sul bordo di un cratere e nel cono d’ombra generato da alcune alte rocce. Questa posizione, indicativamente un chilometro distante da quella originariamente prevista, lo intrappola per così dire in una condizione di ombra forzata, da cui è difficile accedere alla quantità di energia luminosa necessaria per alimentare le sue batterie solari (capaci di protrarre la durata operativa di circa tre mesi), in grado di rimpiazzare quelle che al momento permettono al modulo di lavorare (progettate per durare 64 ore dalla separazione della sonda madre, avvenuta nella mattinata di mercoledì).

Sappiamo che il modulo di Rosetta era programmato per ancorarsi con degli arpioni alla superficie della cometa, che non hanno funzionato. Dopo aver toccato il suolo una prima volta nel sito previsto, il lander è stato infatti sbalzato dalla superficie, e ha viaggiato nello spazio per circa due ore, spostandosi di oltre un chilometri prima di tornare a toccare la superficie della cometa e rimbalzare ancora, atterrando infine per la terza volta dopo altri sette minuti.

La piccola sonda comunque ha iniziato a raccogliere e trasmettere dati inestimabili nel momento in cui ha toccato il suolo della cometa per la prima volta. Questa mattina ha inviato le prime immagini del luogo dove è atterrata, che hanno permesso di stabilire che si trova a poco più di un metro da uno sperono di roccia, e che il suolo della cometa è arido e roccioso,e non ghiacciato come era stato ipotizzato.

Il "trapano"  tutto italiano SD2, avrebbe iniziato nella notte a penetrare il terreno, per misurare densità e proprietà termiche e meccaniche della superficie.

 

Una foto della cometa scattata dal lander Pilhae a 40 metri di distanza

 


 

5 novembre 2014:
Gigantesche macchie solari sul Sole visibili ad occhio nudo.
Per osservarle dovete usare gli "occhiali da eclissi" dotati di apposti filtri.
 
Dal Sole arriva uno spettacolo straordinario e 'inoffensivo', con un gigantesco grappolo di macchie solari visibile a occhio nudo, ma che al momento non sembra provocare eruzioni minacciose per la Terra. La famiglia di macchie si trova nella più grande regione attiva degli ultimi 24 anni (siglata con AR12192) che ha generato 10 eruzioni solari dal 19 ottobre a oggi.
Il grappolo di macchie solari non ha generato l'espulsione di gigantesche nubi di particelle solari che possono causare tempeste geomagnetiche in grado di disturbare telecomunicazioni, sistemi Gps e mettere in ginocchio linee elettriche, provocando estesi blackout.

ATTENZIONE: per osservarle dovete usare gli "occhiali da eclissi" super-economici acquistabili con pochi euro sul web, dotati di apposti filtri "astrosolar" (vedi foto sotto).

occhiali da eclissi